È un campionato meraviglioso. La sceneggiatura è perfetta e gli attori sono credibili, anche se non ci sono proprio dei premi Oscar. L’Inter ha chiaramente finito la benzina, bruciata in una stagione estenuante con qualche sgasata di troppo. Il Napoli rischia di finire i giocatori per colpa degli infortuni più intempestivi del mondo. Lo scudetto è un duello di resistenza disperata e lo vincerà chi avrà le forze e gli uomini per rimanere aggrappato al sogno fino alla fine. Senza nulla togliere a Simone Inzaghi, a lungo e giustamente celebrato nelle ultime stagioni, il Napoli che scappa in testa a quattro giornate dalla fine è il capolavoro di un allenatore fenomenale.
La mentalità vincente di Conte
Antonio Conte ha fatto con il Napoli quello che ha fatto con la Juventus, la Nazionale, il Chelsea, l’Inter e il Tottenham: portare una squadra oltre i propri limiti, installare nel suo sistema operativo l’applicazione “mentalità vincente”, ottenere dei risultati. Il fatto di replicare con efficacia il suo modello, in club diversi e in diverse circostanze, lo pone in una ristrettissima élite di tre o quattro allenatori internazionali che possono vantare la stessa capacità. Poi non è bravissimo nel farsi degli amici (anzi sembra avere un sinistro talento per creare antipatie intorno a sé) e non è un tipo facile per dirigenti e presidenti (di cui può diventare la criptonite), ma sa insegnare a vincere e lo fa più velocemente di chiunque altro: questo ha un valore inestimabile.