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Morte Papa Bergoglio: perché è giusto che lo sport si fermi nel nome di Francesco

Il Pontefice è stato una straordinaria figura che ha illuminato il nostro secolo. Credenti e non credenti hanno riconosciuto in lui l'uomo del dialogo, dell'altruismo, della solidarietà. I campioni e i praticanti di ogni disciplina s'inchinano, in segno di rispetto e di cordoglio per la sua scomparsa

La decisione di sospendere ogni attività sportiva odierna in segno di lutto per la scomparsa di Francesco è stata giusta, tempestiva, opportuna. Così come il minuto di silenzio che, ha disposto il Coni, verrà osservato "nelle manifestazioni agonistiche in programma in Italia nel resto della settimana, per piangere la scomparsa del Santo Padre e onorarne la memoria".  Bergoglio è stato una straordinaria figura di uomo e di Pontefice che ha illuminato il nostro secolo. Credenti e non credenti hanno riconosciuto in lui l'uomo del dialogo, dell'altruismo, della solidarietà. In segno di rispetto e di cordoglio per la sua morte, s'inchinano davanti a lui I campioni e i praticanti di ogni disciplina: lo testimonia il fiume di messaggi e di immagini che in queste ore scorre in Rete, senza soluzione di continuità.
Nei suoi dodici anni di pontificato, Francesco ha costruito un ponte fra le genti di ogni fede, religione, provenienza, cultura, ceto sociale, parlando a tutti con il linguaggio del cuore. A cominciare dalle 20.22 di quella sera del 13 marzo 2013, quando si affacciò al mondo e disse semplicemente "buonasera", primo Papa gesuita, primo Papa sudamericano, venuto "dai confini del mondo", mostrando una croce che non aveva nulla di prezioso e, proprio per quest,o si rivelò un simbolo più prezioso di ogni altro. Il primo segnale che Francesco sarebbe stato il Papa dei poveri, degli emarginati, degli esclusi. E perfettamente consapevole di quanto lo sport sia "un alleato formidabile nel costruire la pace, un bene educativo e sociale che non deve cadere in una logica di business consumistico". 

Il profumo dell'ascesi

"Lo sport è un generatore di comunità, soprattutto per i giovani perché crea socialità, fa nascere amicizie, crea condivisione, partecipazione e senso di appartenenza. Ha una dimensione formativa, lo sport: i giocatori formano una squadra e le persone formano una comunità. Lo sport può essere simbolo di unità per una società, un’esperienza di integrazione, un esempio di coesione e un messaggio di concordia e di pace. Al di fuori di questa logica, corre il rischio di cadere nella macchina del business, del profitto, di una spettacolarità consumistica, che produce personaggi la cui immagine può essere sfruttata. Ma questo non è più sport. Lo sport è un bene educativo e un bene sociale e tale deve restare. Per questo è necessario rimuovere le barriere, fisiche, sociali, culturali che precludono o ostacolano l’accesso allo sport. È un’avventura che voi atleti conoscete bene, perché nessuno di voi è un superuomo o una superdonna: avete i vostri limiti e cercate di dare il meglio di voi stessi. Quest’avventura ha il profumo dell’ascesi, della ricerca di ciò che ci perfeziona e che ci fa andare oltre. Alla radice di questa ricerca c’è, in fondo, la tensione verso quella bellezza e quella pienezza di vita che Dio sogna per ogni sua creatura". 

Il perno di tutto

Sì, lo sport doveva fermarsi per onorare il Papa tifoso del San Lorenzo de Almagro, maglie blu e rosso, una delle cinque Grandi del calcio argentino. I suoi tifosi sono i Cuervos, i Corvi in italiano, per via  del colore nero e bianco delle sottane dei Salesiani che fondarono il club, le cui bandiere sono lustate a lutto:  "Francisco non è mai stato solo uno di più, è sempre stato uno di noi. Cuervo da bambino e da uomo. Cuervo da sacerdote e cardinale.. Cuervo anche da Papa. Ha sempre trasmesso la sua passione per il Ciclone: quando andava al Viejo Gasómetro a vedere la squadra del '46, quando cresimava Angelito Correa nella cappella della Ciudad Deportiva, quando riceveva i visitatori del Barça in Vaticano, sempre con totale felicità. Tessera n. 88235. Da Jorge Mario Bergoglio a Francesco, una cosa non è mai cambiata: il suo amore per il Ciclone. Avvolti da profondo dolore, da San Lorenzo diciamo oggi a Francesco: addio, grazie e arrivederci! Staremo insieme per l'eternità!". Nel nome di Cristo, come disse quella volta il Papa ricorrendo a una metafora cestistica: "Il perno di tutto è la croce di Cristo. Poi uno si muove, proteggendo la palla, con la speranza di fare canestro e cercando di capire a chi passarla".

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