Italia, ecco chi ha gli stadi di proprietà
Colpa dei club? No, in realtà no. O, quantomeno, non soltanto e non nella parte maggiore. Anche perché sono ben pochi quelli che possiedono lo stadio in cui giocano: c’è l’Allianz Stadium della Juventus, c’è il Mapei Stadium del Sassuolo, c’è il Bluenergy Stadium dell’Udinese, c’è il Gewiss Stadium dell’Atalanta, c’è il Benito Stirpe del Frosinone. Sono questi gli esempi virtuosi degli ultimi anni. Le altre società sono in attesa. Vari gradi, d’attesa. Si va da chi ha già preparato un progetto vero e proprio a chi ancora si lambicca con studi di fattibilità. Se non, addirittura, è invischiato nelle schermaglie con le istituzioni locali per individuare l’area edificabile o spuntare permessi. Chiedere - per credere - a Roma, Milan, Inter, Cagliari, Bologna, Firenze. A proposito. Ieri Sala ha parlato di San Siro: "Non vorrei mai arrivare a vendere lo stadio. È evidente che noi oggi abbiamo un vincolo, che è un contratto d’affitto fino a giugno 2030. Ma se le squadre veramente decidessero di andare via e ci comunicassero formalmente che loro ormai sono su un altro orizzonte, io non potrei rischiare di creare un danno erariale e arrivare all’ultimo momento a trovare il compratore". Fatto sta, comunque, che al momento in Italia - tra Serie A e Serie B - la percentuale di stadi di proprietà è di circa il 25 per cento mentre all’estero è dell’80 per cento. La differenza è clamorosa. Occorre colmare il divario quanto prima. Lo chiede l’Europa, lo chiede l’Uefa, lo chiede chi vorrebbe andare in bagno senza perdersi un gol nel recupero mentre cammina sulle acque (di scarico).