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Deloitte, Italia ai margini d'Europa. Servono stadi, giovani e...Superlega

Il nostro calcio non può più permettersi divisioni per evitare la marginalizzazione. Le big d'Europa fatturano il doppio della Juve, la prima in Serie A. E la Premier vola via

TORINO - Il calcio europeo più ricco fa soldi - dice la Deloitte - per due ragioni: ricavi da stadio e introiti commerciali. Il che è una pessima notizia per chi, come noi italiani, ha stadi fatiscenti e un pessimo modo di vendersi. Mentre la Lega di Serie A porta avanti disperate trattative per mezzo euro in più di diritti televisivi, gli altri scappano perché hanno costruito da tempo le infrastrutture, con le quali attirano il pubblico pagante (e non quello ululante di una certa parte del tifo connivente con i club italiani); e poi perché, invece di litigare e recriminare per l’orario di un posticipo, hanno messo a punto un vero sistema, che si muove compatto, massimizzando gli introiti da sponsor e marketing. L’arretratezza del calcio italiano è da cercare nelle proprietà e nel management.

Le proprietà hanno interessi troppo disparati e talvolta eccentrici (c’è chi ha una squadra per ragioni economico-politiche, chi per avere potere sul territorio, chi perché è il suo giochino, solo pochi perché ne vogliono fare un business e sviluppare il business). I manager (scelti dalle proprietà, ereditano quindi i loro difetti) sono troppo spesso poco preparati sotto il profilo economico-strategico, non hanno studi appropriati ad amministrare bilanci milionari, vivono con un piede nel presente e uno nel passato di un calcio che, romantico o no, girava a livelli molto più bassi dal punto di vista economico e strategico.

Situazione stadi, Italia indietro

Il fatto che la situazione degli stadi, che nel 2011 sembrava essere stata “stappata” dalla trionfale inaugurazione dello Juventus Stadium, sia ancora desolante, tranne qualche timida eccezione, sarà anche colpa di una classe politica inadeguata e da una burocrazia paludosa, ma è altrettanto grave la responsabilità dei club se il calcio non ha saputo fare sistema e, quindi, pressione per arrivare alla costruzione di nuovi impianti. Oggi siamo indietro. E non abbiamo gli strumenti per accelerare. Quindi ci vuole pazienza e, possibilmente, lavoro. La Serie A deve sforzarsi nel “fare sistema” per uscire da una recessione inevitabile e, al di là, di andare in India (boh...), deve pensare a un serio piano di lobbying per ottenere una legge quadro sugli stadi (altro che i decretini fiscali).

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