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Juve-Milan rinviata, poi solo porte chiuse

Il Prefetto vieta la partita di stasera: il Governo oggi vara nuove disposizioni. Il Comitato scientifico invita a 30 giorni senza manifestazioni “con possibili assembramenti”

TORINO - Juventus-Milan è stata rinviata a data da destinarsi o meglio da trovarsi, perché adesso come adesso non esistono possibilità di sistemare la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Se la Juventus andasse avanti in Champions League, non ci sarebbero tecnicamente delle date disponibili, salvo rinviare ulteriormente la finale e togliere ancora più tempo alla nazionale di Mancini. Ovviamente se la Juventus dovesse uscire dalla Champions League prima del tempo, allora una data si potrebbe trovare in corrispondenza di quelle europee. Insomma si naviga a vista.

La decisione di rinviare la partita di questa sera è stata presa ieri dal Prefetto di Torino Claudio Palomba dopo un vertice con il Questore, il Sindaco e la Juventus. Nell’ordinanza si deduce che il Prefetto temeva che disputare la partita a porte aperte sarebbe stato comunque un rischio, anche con le restrizioni previste (nessuno da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). Il timore, infatti, è che portare 40mila o anche solo 30mila persone in uno stadio significa andare contro le regole che vengono indicate come quelle da seguire per limitare il contagio. Anche perché non era certo che fra il pubblico non vi fosse chi, pur con la residenza a Torino (dove i casi non sono numerosi) non fosse stato di recente in zone ad alto contagio.

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