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Stefano Farina | È morto un arbitro, poi l'uomo

Matteo Gribaudi/Sport Image
L'articolo di Ivan Zazzaroni, direttore editoriale di Tuttosport.com

TORINO - La morte di Stefano Farina mi addolora. Non ha scelto lui questo martedì 23 maggio in cui si inseguono le grandi sofferenze, le tragedie innaturali – le foto di quei bambini, dei giovanissimi ammazzati a Manchester, le lacrime di chi resta e urla…

Stefano aveva 54 anni; è stato un arbitro rigido, talvolta troppo, ma responsabile: sbagliava come tutti e quando lo criticavi – se ti stimava – era capace di telefonare per difendersi e chiarire personalmente. Stefano, mai elusivo, era un arbitro a parte. Una decina di anni fa passò alla storia del campionato per un pestone ricevuto da Nedved, atto che a Pavel costò 5 giornate.

Stefano non è stato il migliore degli arbitri, ma era certamente un designatore appassionato, preparato, pulito. Tempo fa lo incontrai a Roma, dove si era trasferito, e mi parlò per quasi un’ora di giovani arbitri da formare, di strategie, dell’importanza del merito e del percorso.

L’ha ucciso un tumore dall’evoluzione rapidissima. I colleghi si sono insospettiti quando hanno notato la sua assenza agli ultimi due raduni. In precedenza l’avevano visto gonfio – effetto delle terapie – eppure sorridente, positivo, con il senso del futuro.

E’ morto un arbitro, e poi l’uomo.

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