A Madrid era "Re Carlo". In Brasile, che l'ha accolto come il salvatore della patria calcistica, "Mi chiamano già Carlinho. E mi piace". In un clima di crescente attesa, Carlo Ancelotti si prepara all'esordio sulla panchina della Seleçao, giovedì, quando i verde-oro faranno visita all'Ecuador nelle qualificazioni per il Mondiale del 2026, con l'obiettivo di migliorare una classifica non all'altezza dei 'pentacampeao'.
Le insidie della nuova avventura con il Brasile
In una intervista a Vivo Azzurro tv, l'allenatore - unico ad aver vinto il titolo nei cinque principali campionati europei (Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Spagna) - racconta la sua carriera, a cominciare dall'ultimo viaggio che da Madrid lo ha portato a Rio de Janeiro: "Adesso inizia un'altra avventura, è una responsabilità grande, ma anche una grande felicità avere l'opportunità di allenare la nazionale brasiliana. Sono stato accolto con molto affetto, spero di preparare bene la squadra e fare in modo che sia competitiva al prossimo Mondiale". Imparare una nuova lingua non sarà un problema: "Dovrò studiare il portoghese come ho dovuto studiare il francese, l'inglese, lo spagnolo: mi aiuterà il fatto che il portoghese ha la stessa grammatica".