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Mondiali in Qatar, cerimonia sfarzosa ma al maschile

Getty Images

La voce narrante di Morgan Freeman, il canto di Jeon Jung-kook sotto la direzione artistica di Balich. Poche le donne protagoniste dopo la rinuncia di Dua Lipa e Shakira

Anghela Alò, anconetana, Senior Creative Director del Balich Wonder Studio, è stata l’unica donna coprotagonista della cerimonia d’apertura, svoltasi allo stadio Al-Bayt di Al Khor, che ha dato il via a Qatar 2022, la ventiduesima edizione della Coppa del Mondo di calcio. Per il resto è stato un monologo maschile, partendo da Gianni Infantino all’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, fino alla carrellata di dignitari, dove, purtroppo, in uno sgargiante abito giallo faceva bella mostra di sé il principe saudita Mohammad bin Salman Al Sa’ud, ritenuto il mandante dell’omicidio del giornalista del Washington Post, Jamal Ahmad Khashoggi.

Il monologo di Morgan Freeman

Un monologo maschile con la voce narrante di Morgan Freeman, il quale ha raccontato tutti i passaggi della cerimonia per legare le coreografie e le immagini allo show, uno show in perfetto stile Mondiale. Insieme con lui c’era Ghanim al Muftah, uno youtuber qatariota colpito da caudal regression syndrome, al quale l’ottantacinquenne premio Oscar, come attore non protagonista, in “Million Dollar Baby”, ha rivolto queste parole: «C’è un filo conduttore di speranza, giubilo e rispetto». Mentre l’inno del Mondiale “Dreamers” è stato cantato dalla star sudcoreana Jeon Jung-kook, dei BTS, insieme al cantante qatariota Fahad Al-Kubaisi; pare che, oltre a Rod Stewart, sia Dua Lipa che Shakira abbiano rifiutato l’invito a cantare. La presenza di un membro dei BTS - gruppo musicale che in questi ultimi anni ha rappresentato, anche “politicamente”, la Corea del Sud nel mondo e che sta battendo tutti i record di vendite di dischi e visualizzazioni social -, ha due significati, uno negativo e uno positivo: il primo è legato agli sponsor della Fifa e del Mondiale, il secondo invece è una rivincita. Perché? Perché nel mondo del pop internazionale, governato dagli statunitensi, per loro vincere premi e riconoscimenti è sempre difficile, nonostante l’indiscusso successo planetario. La regia e la direzione artistica della cerimonia sono state dell’italiano Marco Balich, cerimonia che ha visto scendere in campo gli sbandieratori del Palio del Niballo di Faenza, con le bandiere delle nazionali partecipanti.

E le donne? Al di là del messaggio al mondo che la cerimonia voleva dare e delle parole stizzite di Infantino, non ci sono state; escludendo quelle intraviste tra il pubblico, a stragrande maggioranza maschile. Il prossimo anno il Mondiale femminile si giocherà in Australia e Nuova Zelanda, con grandi investimenti, perché lì dove il football dei maschi soffre la saturazione, quello delle ragazze è in espansione. E se in Qatar ci hanno portato i soldi, un giorno potrebbero organizzare un torneo femminile in un paese arabo. Ricordandosi che Ada Hegerberg, Pallone d’Oro in carica, ha boicottato quello del 2019 per protesta contro la disparità di genere.

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