"Giocare al calcio sembra facile - puntualizza Dani Alves -, ma non lo è affatto e per questo siamo così ben pagati. Mi rivolgo a coloro che ora fanno i critici e a chi lo sarà in futuro". Ma al giocatore che contro il Camerun sarà confermato da Scolari anche se qualcuno vorrebbe che il tecnico gli preferisse Maicon, non è andata giù un'altra osservazione fatta alla Selecao, fra gli altri da Zico, ovvero quella che i giocatori del team di casa 'sentanò troppo l'inno, si emozionino e poi magari ne vengano condizionati. "È un'altra cavolata - replica Alves -. Solo chi lo vive può capire un momento come questo. Il calciatore che sta per giocare non è un debole perchè piange (come Neymar prima del Messico ndr), ma è semplicemente una persona che vive delle emozioni davanti a milioni di persone. E dipende dal fatto che amiamo il nostro Paese e il piacere di vivere questo momento così grande di un Mondiale in casa. E a chi dice che se un uomo piange è un debole, dico che non è così e che a volte non si riesce a controllare un'emozione, ma ciò non ti impedisce di giocare bene. Poi tutto finisce lì, e comincia la partita. E ricordatevi: chi non piange non ama". Del resto che sia un Mondiale difficile non solo per il Brasile lo dimostra cos'è successo alla Spagna. "Mi dispiace molto per i miei compagni di club che giocano nella nazionale spagnola - dice l'esterno del Barcellona -, ma questa è una lezione per tutti quelli che dicono di sapere di calcio, e che dimostra quanto un Mondiale sia una cosa a parte, e un torneo estremamente duro".
"Giocare al calcio sembra facile - puntualizza Dani Alves -, ma non lo è affatto e per questo siamo così ben pagati. Mi rivolgo a coloro che ora fanno i critici e a chi lo sarà in futuro". Ma al giocatore che contro il Camerun sarà confermato da Scolari anche se qualcuno vorrebbe che il tecnico gli preferisse Maicon, non è andata giù un'altra osservazione fatta alla Selecao, fra gli altri da Zico, ovvero quella che i giocatori del team di casa 'sentanò troppo l'inno, si emozionino e poi magari ne vengano condizionati. "È un'altra cavolata - replica Alves -. Solo chi lo vive può capire un momento come questo. Il calciatore che sta per giocare non è un debole perchè piange (come Neymar prima del Messico ndr), ma è semplicemente una persona che vive delle emozioni davanti a milioni di persone. E dipende dal fatto che amiamo il nostro Paese e il piacere di vivere questo momento così grande di un Mondiale in casa. E a chi dice che se un uomo piange è un debole, dico che non è così e che a volte non si riesce a controllare un'emozione, ma ciò non ti impedisce di giocare bene. Poi tutto finisce lì, e comincia la partita. E ricordatevi: chi non piange non ama". Del resto che sia un Mondiale difficile non solo per il Brasile lo dimostra cos'è successo alla Spagna. "Mi dispiace molto per i miei compagni di club che giocano nella nazionale spagnola - dice l'esterno del Barcellona -, ma questa è una lezione per tutti quelli che dicono di sapere di calcio, e che dimostra quanto un Mondiale sia una cosa a parte, e un torneo estremamente duro".