Hanno attraversato l’oceano con il cuore gonfio di domande, in virtù di un impegno mondiale utile per schiarirsi le idee e proiettarsi con ambizione verso il futuro. Tudor, finalmente libero di plasmare a suo piacimento il gruppo squadra, ha visto nel torneo iridato un’occasione preziosa per una chiamata alle urne di emergenza, che potesse decretare a chi spetterà governare la Juve che verrà. Venti giorni trascorsi tra la quiete rarefatta del West Virginia e il caos delle metropoli più sfarzose, per mettere in piedi una sorta di Congresso costituente. L’America, con la sua brutalità senza filtri, ha svelato ciò che a Torino molti fingevano di non vedere. Tra i bianconeri ci sono leader, gregari in crescita, ma soprattutto uomini che hanno esaurito voti e tempo.
Partiamo dunque dai candidati che - visto lo scarso minutaggio nelle quattro sfide del Mondiale - non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento. Quei profili che non sembrano più rientrare nel progetto tecnico e che, a breve, potrebbero dire addio alla Juventus, a cominciare da Vlahovic.