Con l’orgoglio non alzi le coppe, ma almeno non cali le braghe. Non c’è mai stato veramente un dubbio su chi fossero i più forti. Neanche quando la Juventus aveva chiuso tutti gli spazi e pungeva in contropiede, il Real Madrid è parso in difficoltà. Sicura dei suoi mezzi, paziente nell’amministrare la superiorità tecnica di cui dispone, la squadra di Xabi Alonso aspettava solo il momento buono, sapendo che sarebbe arrivato. Eppure tutta quella differenza di qualità ha sbattuto contro una gagliarda solidità della Juventus, concentrata e cazzuta, perfino pericolosa con Kolo (7’) e Yildiz (11’), capace di tenere testa al Real, reggerne l’impatto, difendere l’onore del club.
Ottimismo Juve
Poi va a casa lo stesso, ma pensando a come ci è tornata l’Inter o alla Caporetto contro il City, la sconfitta contro il Real suona quasi bene. Quasi, ben inteso, “quasi”, che l’apologia della sconfitta non è roba da Juventus, però bisogna essere pragmatici, lasciare perdere la retorica e accettare che la forbice economica, ampliatasi enormemente (il Real fattura un miliardo, la Juve 400 milioni), ha allargato anche quella tecnica in modo sempre più difficile da tamponare. Se una volta il Real poteva contare su due o tre fuoriclasse, oggi ne ha praticamente uno in ogni ruolo, mentre la Juventus si arrangia. Certo, spendendo meglio i soldi, si poteva presentare con qualcosa di meglio che Kostic e Kelly, ma aver affrontato in rapida sequenza due delle squadre più ricche (e quindi forti) d’Europa ha dato la misura concreta del divario. Eppure, sull’aereo del ritorno, la Juventus può imbarcare un po’ di ottimismo e buoni propositi per la prossima stagione. Contro il Real Madrid si è vista una Juventus bene organizzata in difesa, con una doppia linea molto compatta che toglieva spazio e accorciava il fiato a qualsiasi iniziativa offensiva del Real Madrid. Alla lunga il Real ha fatto gol, è vero, ma ne ha fatto uno solo e, soprattutto, è il Real Madrid. E in Serie A non ci sono Real.