Ieri ha compiuto vent'anni. Poco prima, in cinque giorni aveva cambiato la sua vita: il 21 giugno, al Mondiale per club ha esordito in prima squadra con l'Inter, subentrando nel secondo tempo al fratello Sebastiano; il 26 giugno, ha giocato la prima da titolare segnando al River Plate. Lo volevano in tanti, ma, adesso, Pio Esposito sa di essere tornato a casa per restarci. Bye bye Hojlund: con tutto il rispetto, il ragazzo della Beneamata è più forte del danese. L'Inter lo sa bene. Già, l'Inter. Come definire se non casa, il club dove sei entrato quand'eri alto così e per undici stagioni ne hai indossato la maglia che oggi ti aderisce come una seconda pelle?
Come Esposito nessuno mai
Negli ultimi trent'anni nerazzurri, mai nessuno aveva fatto come Esposito. Mai nessuno, al debutto dall'inizio, aveva segnato quando aveva ancora 19 anni. Nicola Ventola ne contava 20; Giampaolo Pazzini, 26; Christian Vieri, 26; Daniel Osvaldo, 28; Marco Branca, 30; Roberto Baggio, 31. E, nell'annata europea che ufficialmente finisce domani, Pio è risultato il terzo giocatore nato dopo il 2004 a firmare almeno 20, fra reti e assist, come Kroupi (Lorient) e, soprattutto, Yamal, l'oro del Barcellona. Per dire.
Una famiglia all'insegna del calcio
D'altronde, è decisamente vero: "La leggerezza è propria dell'età che sorge". Parola di Marco Tullio Cicerone. Che cosa c'entra Cicerone? Cicerone c'entra sempre, perché leggerne le opere significa abbeverarsi a una fonte purissima come la sua De amicitia, dalla quale è stato tratto il brano della versione di latino della seconda prova di maturità. E perché Cicerone si chiama il rione di Castellammare di Stabia, sul cui campetto Salvatore, Sebastiano e Pio hanno tirato i primi calci. Lo stesso impianto, un tempo abbandonato, che i tre fratelli hanno voluto ristrutturare a loro spese, da capo a piedi, consegnandolo alla comunità dove sono cresciuti. Accadde il 12 novembre scorso. Confidò Salvatore: "Era il minimo che potessimo fare per chi ci ha dato tanto. Spero che tanti giovani possano trascorrere qui molto tempo. Questo sarà un campo aperto a tutti". E Agostino, orgoglioso dei figli e del gesto di generosità: "Lo avevano promesso e lo hanno fatto. Non potrei essere più fiero. Dobbiamo togliere i bambini dalla strada, dal computer, dalla Playstation e dai telefonini: devono giocare, giocare e ancora giocare. Ogni cosa che io e i miei figli abbiamo imparato qui, ce la siamo portati dietro e ce la porteremo dietro per tutta la nostra vita".
'Se lavori salirai più in alto'
Frasi che dicono tutto della tempra Esposito e spiegano molto, nel dibattito sui talenti italiani che non ci sono più perché gli oratori non ci sono più, come le mezze stagioni e bla bla bla. La realtà di Pio e dei suoi fratelli racconta l'opposto ed esalta un giocatore che, virgulto o veterano, non si trova al calciomercato: si chiama Passione. Certo, parti bene, se hai la fortuna di crescere a pane e pallone nella famiglia della mamma, la signora Esposito che accompagnava al campo i figli assecondandone i desideri, con amore condivisi dal papà, il signor Esposito, calciatore e allenatore. Però, la fortuna, da sola, non basta. Come il talento, che "non esiste, ma deve essere guadagnato", perché, nella vita, "se lavori salirai più in alto" e "nelle nostre vite ci saranno sempre molte prime volte: tutto ciò che devi fare è essere te stesso". Chi lo dice? Jannik Sinner, con Andrea Bocelli. Lo pensa anche Pio. E si vede.