Pure in una partita in cui non sembrava esattamente brillare, alla fine il guizzo è arrivato. Ed è stato risolutivo, perché in grado di piazzare Kenan Yildiz esattamente dove vuole stare: a tu per tu col portiere, per poi concludere con un gioco d’astuzia. Sì, Kolo Muani è questa roba qui: può farsi invisibile e poi irrompere, può diventare dal primo minuto l’uomo del match e sciogliersi sul più bello. A dir la verità, almeno alla Juventus, l’ultima versione si è vista molto poco: un grande inizio, una flessione che è parsa inevitabile e comunque in linea con le difficoltà della squadra, e il gran finale per il gran traguardo. Ha portato la sua firma, la qualificazione in Champions League. E ha portato pure la dirigenza a operare sul suo futuro in maniera estremamente pragmatica, ma non per questa poco sognatrice. Anzi: una volta incassato l’okay da parte del Paris - con tanto di intervento della proprietà per ribadire l’amicizia con il club francese - a lasciarlo in (ulteriore) prestito per il torneo negli Stati Uniti, il passaggio successivo è stato un fugace “riparliamone”. Nel senso: la Juve sa benissimo quanto e come Kolo sia valutato dal Psg, che ha vinto tutto e l’ha fatto ovviamente senza di lui, e in questa sensazione generale di precarietà può incastrarsi una trattativa che si preannuncia comunque complicata, complicatissima se non fosse per la percentuale d’importanza della volontà del calciatore.