TORINO - Così aveva parlato meno di un mese fa Florent Ghisolfi ai media romani: «Se riuscirò a restare dieci anni alla Roma, sarò l’uomo più felice del mondo. Ma se il mio lavoro non sarà all’altezza, me ne andrò». E la storia tra il dirigente francese e il club giallorosso è finita: addio con risoluzione consensuale, anche se si vocifera che il motivo della separazione è da ricercarsi in uno stato di insoddisfazione della proprietà americana, ovvero la famiglia Friedkin. Non ci sarebbe dunque un’altra offerta interessante dietro tale tipo di decisione, ma nel momento stesso in cui si è diffusa la notizia dell’imminente rottura tra Ghisolfi e la Roma, il cognome del francese ha cominciato a rimbalzare nell’ambiente, dalla Continassa fino a Washington D.C., lì dove Damien Comolli è arrivato per sostenere la squadra di Tudor da vicino nella prima partita ufficiale della nuova gestione dirigenziale.
Farà la spola tra l’Italia e gli Stati Uniti, il dg bianconero perché l’agenda è piena di impegni e la nomina di un nuovo direttore sportivo è uno dei più impellenti. Perché di fatto, ora come ora, alla Juventus manca la figura di riferimento per operare attivamente sul mercato attraverso un sistema di analisi del quale Comolli ha parlato nel giorno della presentazione allo Stadium ma del quale ancora non si è visto uno sviluppo nella pratica.