Come Ivano Bordon, in Italia, nessuno. Campione del mondo nel 1982 come giocatore, a coprire le spalle a un certo Dino Zoff; campione del mondo nel 2006 a preparare il portiere più forte della storia italiana, Gigi Buffon; colui che assisterà il neo ct Rino Gattuso e che continuerà a dare consigli a Gigio Donnarumma, il suo erede fra i pali.
Bordon, nel 2006 lei faceva parte del gruppo azzurro e vide Rino Gattuso diventare campione del Mondo. Che effetto le fa oggi vederlo nominato ct della nazionale azzurra?
«Sono contento per lui e anche per l'Italia. Rino porterà novità e soprattutto saprà parlare e confrontarsi con i giocatori, con una lingua vicina alla loro. Sono sicuro che questo cambio in panchina farà bene alla nazionale».
Che ricordo ha di Gattuso nello spogliatoio del Mondiale 2006?
«Rino era uno di quelli che prima, durante e dopo le partite si faceva sentire. Soprattutto voleva sempre discutere e affrontare nell'immediato i problemi che si presentavano, gli errori fatti. Voleva cancellare subito gli aspetti negativi».
Da allenatore Gattuso si è sempre lanciato in sfide ardite: il Sion in Svizzera, il Palermo di Zamparini, l'Ofi Creta, il Pisa in Lega Pro, la Primavera del Milan e poi la prima squadra sotto la proprietà cinese, il Napoli dopo il suo maestro Ancelotti, due piazze calde come Valencia e Marsiglia, quindi l'Hajduk Spalato.
«Si è forgiato in esperienze complicate. Ci ha sempre messo la faccia, spesso in club con proprietà assenti o con problemi economici, proteggendo innanzitutto i suoi giocatori. Ha saputo gestire situazioni difficili, questo a volte vale più dei risultati ottenuti. Secondo me per la nazionale è l'uomo giusto al momento giusto: la sua passione e il carattere da combattente aiuteranno in questo momento storico così cupo».
Si aspettava potesse fare l'allenatore?
«Si. Era innamorato del calcio, curioso. Per come viveva il gioco, si capiva che avrebbe intrapreso questo percorso».