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L'Italia del paradosso: ragazzini fortissimi, poi abbandonati. Camarda unica eccezione

Quello che succede in Spagna (Lamine, Cubarsì...) o Inghilterra (Nwaneri&C.) induce a fare riflessioni

Da ragazzini siamo forti, fortissimi. Nel 2024, l’Italia è stata insignita per la prima volta del premio dedicato a Maurice Burlaz, assegnato dalla Uefa alla federazione che più si è distinta per i risultati delle proprie selezioni giovanili. Poi, però, quel talento si disperde: in parte è fisiologico, specie se si prendono in esame i risultati delle Under 17 o Under 19, con calciatori a inizio percorso. Ma le paure della Nazionale dei “grandi”, che vede come una chimera la qualificazione ai Mondiali - un tempo il minimo sindacale -, stonano con le gioie degli azzurrini.

Camarda l'eccezione del calcio italiano

Nel 2024, l’Italia ha vinto il suo primo campionato Under 17: un successo storico, conquistato a Cipro dopo il 3-0 ai pari età del Portogallo, che per la cronaca si sono rifatti pochi giorni fa superando la Francia nell’ultima edizione della rassegna. La stella della squadra allenata da Massimiliano Favo era Francesco Camarda. Pur sballottato nella discutibile gestione del Milan Futuro, è anche il giocatore della sua età che ha trovato maggior spazio ad alti livelli nel professionismo, nella stagione appena conclusa: 14 presenze tra Serie A e Champions League, competizione della quale è diventato il più giovane esordiente italiano di sempre. Gli altri, però, devono aspettare: gli unici ad essere scesi in campo nell’ultima edizione del massimo campionato italiano, oltre a Camarda, sono il 2007 Mattia Liberali, sempre con la maglia del Milan, e il 2008 Thomas Campaniello, dell’Empoli. In entrambi i casi, fugaci apparizioni. La Serie A, del resto, non è un campionato per giovani: oltre a Camarda, l’unico giocatore della leva calcistica 2007/2008 ad aver disputato almeno cinque presenze nell’ultima edizione del torneo è Honest Anahor, difensore del Genoa. Un altro mondo rispetto agli altri grandi campionati europei, con la confortante - ma fino a un certo punto - eccezione della Germania, dove nessun calciatore così giovane ha avuto una presenza significativa.

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