Raphinha ha raccontato il retroscena che lo vide a un passo dalla Nazionale italiana nel 2020. Un intreccio di origini, ambizioni e tempismo che cambiò il corso della sua carriera. Nel calcio moderno, le radici familiari e le scelte legate alla doppia cittadinanza sono sempre più determinanti nel destino dei calciatori. È il caso dell'esterno offensivo brasiliano, oggi in forza al Barcellona, che qualche anno fa è stato molto vicino a vestire la maglia azzurra allenata da Roberto Mancini. Un retroscena rimasto per molto tempo nell’ombra, ma che nel corso degli anni è emerso grazie alle dichiarazioni di chi visse quei momenti da vicino.
La conferma di Deco
Il primo a confermare l’interesse concreto della FIGC fu Deco, ex centrocampista di Barcellona e Chelsea, e all’epoca agente del giocatore. In un’intervista concessa a Globo Esporte, l’ex nazionale portoghese svelò come nel 2020 ci fosse stato un forte avvicinamento tra Raphinha e l’Italia. "C’era una possibilità reale – dichiarò Deco – la Federazione italiana si era mossa con decisione, avevano un progetto chiaro su di lui. Io stesso gli diedi dei consigli su cosa fare". La presenza di origini italiane da parte del padre aveva infatti aperto la porta alla naturalizzazione del giocatore, in un momento in cui la Nazionale guidata da Roberto Mancini cercava nuovi talenti da integrare in un gruppo già solido.
Raphinha-Italia, il retroscena
A distanza di anni, è stato lo stesso Raphinha a raccontare il dietro le quinte di quella scelta mancata, che avrebbe potuto cambiare il corso della sua carriera internazionale. Intervistato dalla giornalista Isabela Pagliari, l’ala brasiliana ha ammesso quanto fosse vicino a dire sì alla maglia azzurra: "Ero davvero vicino ad accettare la chiamata dell’Italia. Praticamente ero pronto per partire, sarei dovuto andare all’Europeo del 2020, quello che poi hanno vinto. Lo staff tecnico italiano mi cercava, mi proponevano un progetto importante, strutturato, e mi sentivo davvero considerato". Un elemento chiave in quel corteggiamento fu anche Jorginho, centrocampista italo-brasiliano ora all'Arsenal e punto di riferimento di quella Nazionale, che tentò più volte di convincere Raphinha. "Mi chiamava spesso – ha raccontato il giocatore del Barça – mi parlava della squadra, dell’ambiente, e di quanto potessi essere importante per loro".
Ma nonostante l’interesse concreto e il progetto affascinante messo sul tavolo dall’Italia, qualcosa si mise di traverso. "Alla fine, il mio passaporto italiano non arrivò in tempo – ha svelato – e oggi posso dire che è stato un bene così. Dentro di me c’era ancora quell’1% di speranza di poter giocare con il Brasile, e alla fine è andata proprio in quel modo". Una sliding door che oggi suona come un aneddoto curioso, ma che all’epoca fu una reale possibilità. Raphinha, infatti, ha poi ricevuto la chiamata del Brasile e ha debuttato con la Selecao, coronando il sogno che aveva fin da bambino.