Serie A, inizio anticipato? Tavecchio però sulle assenze ha estratto uno spillone («Chi non c’è ha sempre torto»): «C’è chi mi ha contattato direttamente e chi ha avvertito in anticipo, assolutamente non c’è nessun problema. Con i colleghi piuttosto abbiamo convenuto sulla necessità di parlare anche ai presidenti. Questo appuntamento tra allenatori deve essere istituzionalizzato per una-due volte all’anno. Se c’è qualche problema e qualche fastidio, così può essere risolto. Abbiamo parlato delle difficoltà: nelle ultime tre convocazioni su 23, otto-dieci giocatori non sono titolari nelle proprie squadre. Adesso la Nazionale sta diventando la vetrina per i club e questo è allarmante. Se mi fido delle promesse che mi hanno fatto gli altri allenatori? Nessuno me ne ha fatte, né io volevo che fossero fatte. Ho cercato di rinsaldare i rapporti con loro e ho ascoltato gli appunti che mi sono stati fatti. Ho inoltre prospettato la possibilità, a fine campionato, di vedere se convocare i giocatori per due-tre giorni in più, abbiamo analizzato l’eventualità di anticipare l’inizio della serie A l’anno prossimo per anticipare pure la fine in vista della qualificazione agli Europei. A Genova mi sono sentito in dovere di dire quello che pensavo, io prendo il vento in faccia senza problemi e so che, chi alza la voce, alla fine, qualche bastonata la prende sempre. Se alleno troppo i giocatori in Nazionali? Cerco di riprodurre l’intensità della partita, ma è difficile farli lavorare seriamente in quei 7-8 giorni. Dimissioni? Io ho preso un impegno con il popolo e i tifosi italiani, è un impegno che mi responsabilizza talmente tanto che non ci penso nemmeno: sono illazioni». E giù una risata.
Serie A, inizio anticipato? Tavecchio però sulle assenze ha estratto uno spillone («Chi non c’è ha sempre torto»): «C’è chi mi ha contattato direttamente e chi ha avvertito in anticipo, assolutamente non c’è nessun problema. Con i colleghi piuttosto abbiamo convenuto sulla necessità di parlare anche ai presidenti. Questo appuntamento tra allenatori deve essere istituzionalizzato per una-due volte all’anno. Se c’è qualche problema e qualche fastidio, così può essere risolto. Abbiamo parlato delle difficoltà: nelle ultime tre convocazioni su 23, otto-dieci giocatori non sono titolari nelle proprie squadre. Adesso la Nazionale sta diventando la vetrina per i club e questo è allarmante. Se mi fido delle promesse che mi hanno fatto gli altri allenatori? Nessuno me ne ha fatte, né io volevo che fossero fatte. Ho cercato di rinsaldare i rapporti con loro e ho ascoltato gli appunti che mi sono stati fatti. Ho inoltre prospettato la possibilità, a fine campionato, di vedere se convocare i giocatori per due-tre giorni in più, abbiamo analizzato l’eventualità di anticipare l’inizio della serie A l’anno prossimo per anticipare pure la fine in vista della qualificazione agli Europei. A Genova mi sono sentito in dovere di dire quello che pensavo, io prendo il vento in faccia senza problemi e so che, chi alza la voce, alla fine, qualche bastonata la prende sempre. Se alleno troppo i giocatori in Nazionali? Cerco di riprodurre l’intensità della partita, ma è difficile farli lavorare seriamente in quei 7-8 giorni. Dimissioni? Io ho preso un impegno con il popolo e i tifosi italiani, è un impegno che mi responsabilizza talmente tanto che non ci penso nemmeno: sono illazioni». E giù una risata.