A Solomeo c'è una aria magica che collega il passato e il futuro. Dal Medioevo al Terzo Millennio in pochi passi, poche parole, poche idee. E nel piccolo e meraviglioso stadio costruito da Brunello Cucinelli per la comunità locale, il calcio può celebrare un torneo fra le seconde squadre di Juventus, Milan e Atalanta. Le tribune di legno avvicinano maglie gloriose alla gente e in campo sfilano talenti tra i quali, quasi certamente, si annida un campione di domani: è calcio di paese, nel senso più sano del termine, ma profuma di grandi stadi, dove qualcuno dei ragazzi scesi in campo sarà protagonista.
Tradizione e futuro
Tradizione e futuro. In fondo, la tappa di Solomeo del Golden Boy 2025, quella dove tutto ha inizio, con il lancio dei cento candidati al premio più ambito dai giovani calciatori, riassume il momento che sta vivendo il calcio mondiale, sospeso tra la spinta modernista e la conservazione delle tradizioni. C'è il calcio della tecnologia, quello del Var e quello degli algoritmi per fare il mercato, ma c'è anche il calcio di chi viaggia ancora per i campi di provincia a caccia di talento, che vive la partita come una celebrazione pagana densa di sentimenti e non come uno spettacolo da vendere a dei clienti. Tutto convive in questo periodo di transizione, ma poi sarà necessaria una mediazione e non si potrà sottovalutare l'elemento umano. Ieri sera, nella piazza di Solomeo, c'era Adriano Galliani, simbolo del calcio degli uomini e non degli algoritmi, ma pur sempre il dirigente che, a suo modo, parlava di big data quando sentenziava: «I centravanti si scelgono con l'almanacco in mano per contare i gol». La modernità di Galliani negli Anni 80 è ancora attuale oggi, insomma, se all'Almanacco Panini sostituisci i computer è solo un fatto di forma non di sostanza. Alla fine, però, ci deve essere l'uomo e il suo fiuto. Chi oggi pomeriggio avrà la fortuna di godersi il talk con il dirigente più vincente del calcio italiano e Giovanni Branchini, si divertirà parecchio.