L'idea di Liedholm
Torniamo al grandissimo Bearzot.
"Mi chiamò: vieni che Oronzo Canà non è mai stato in Nazionale, invece devi seguire il nostro ritiro. Così vedi cosa succede. Ci restai un paio di giorni, cenai con la squadra, scoprii gli orari, la sua attenzione per cosa mangiavano i giocatori, per il modo in cui si comportavano. E poi mi raccontava: ‘Sai, anche io ho fatto come te, come Oronzo Canà, come Oronzo Pugliese (il ruspante allenatore che ispirò in forma umoristica ‘L’allenatore nel pallone’, ndr), anche io a volte ho tenuto d’occhio qualche ragazzo, quando sapevo che sgarrava, che magari di nascosto si vedeva con una donna, specie alla vigilia di una partita importante. A sorpresa lo andavo a pinzare e a dirgli veh, a letto, cammina! (e batte due volte le mani, proprio come fa Oronzo Canà, ndr). Quindi ho passato quei due giorni con loro, bellissimi, un ricordo prezioso".
Come il diploma di Coverciano.
"Essì, a casa, inquadrato tra le altre belle onorificenze - Ambasciatore Unicef, Cavaliere di Gran Croce, Ambasciatore Unesco - ho il diploma di allenatore. Vero, eh. Potrei allenare una squadra sul serio".
Tant’è che ci fu chi la chiamò.
"Più di uno, tanti. E tanti chiamarono la loro squadra Longobarda, l’allenatore Oronzo. È successo di tutto, dopo quella pellicola. Di tutto".
Siamo al quarantennale e non smette di essere visto, è un cult. Come nacque l’idea?
"L’idea fu di Liedholm. Quando allenava la Roma, prendeva l’aereo la domenica sera per tornare a Milano. Lo stesso volo su cui salivo io, perché il lunedì facevo una trasmissione lì, nel capoluogo lombardo. Lui aveva visto molti miei film, gli piacevano e durante una di queste chiacchierate in cui parlavamo di cinema, della Fenech, di tante belle donne, mi fa: ‘senti, tu sei molto bravo (e l’accento pugliese d’amblè si trasforma nell’indimenticabile, elegante italiano ‘sveziato’ del grande Nils, ndr), hai mai pensato di interpretare un allenatore di pallone?’ No, mai. ‘Pensaci. Perché non fai l’imitazione di quel barese così colorito?’. Io avevo sentito parlare di questo mitico allenatore, Oronzo Pugliese, che faceva cose assurde, che andava in panchina con la gallina sotto l’impermeabile e quando il Bari segnava la liberava in mezzo al campo, con la gente che rideva, l’arbitro che lo cacciava, un casino insomma. Così feci una riunione con quelli della Medusa e della Dania Film e proposi di fare un film sul mondo del calcio. Si potrebbe fare così e così: l’idea piacque, Sergio Martino che poi fu il regista e al quale sarò sempre grato, ché con me era sempre comprensivo, buono, ebbene Martino mi fa: ‘Il personaggio potresti chiamarlo proprio Oronzo Pugliese’. E ho, non si può usare il vero nome. ‘Ma no, è per il fatto che tu sei pugliese...’. Oronzo sì, va bene, però come cognome è Canà. ‘E perché proprio Canà’, che cognome è Canà’. Be’, ho pensato che se questo allenatore è sposato e la moglie si chiama Mara, diventa Mara-Canà. ‘Ahhhhh... Fijo de ‘na mignotta, stai a pensà di andare a girare in Brasile’. Sì, magari andiamo una settimana o due a Rio. E così fu".