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Sylvinho, l’allievo fedele che può inguaiare l’Italia

L’allenatore brasiliano, ex assistente tecnico di Mancini all’Inter, a gennaio è diventato il nuovo ct dell’Albania

È l’unico extra-europeo, più precisamente brasiliano, fra i 24 ct in lizza per Germania 2024. E in questo contesto di allenatori qualificati per la rassegna tedesca fa parte del blasonato quintetto che ha conquistato, almeno una volta, la prestigiosa Champions League da giocatore. Assieme a lui ci sono il francese Deschamps con il suo connazionale Sagnol (allenatore della Georgia), l’olandese Ronald Koeman e il serbo Stojkovic. Il personaggio in questione è Sylvio Mendes Campos Júnior, al secolo Sylvinho, cinquantenne tecnico paulista dell’Albania che sabato sera sfiderà l’Italia a Dortmund nella prima giornata del Gruppo B di Champions, per la cronaca, ne ha vinte addirittura due (come Koeman, per il “tulipano” la prima col PSV) quando giocava laterale sinistro nel Barcellona stellare di Messi, Eto’o e Ronaldinho (poi Henry).

Il sostituto di Reja

Dal gennaio 2023 ha sottoscritto con la Federcalcio di Tirana un contratto di 18 mesi – scadrà dopo la conclusione degli Europei – per la modica cifra di 750.000 euro netti all’anno. La sua firma ha di fatto messo la parola fine al ciclo di allenatori italiani che lo avevano preceduto ovvero, in ordine decrescente, il giuliano Edy Reja, il ligure Christian Panucci e il veneto Gianni De Biasi. Sylvinho intende confermare anche sul campo, direttamente contro Spalletti, il ruolo di “eliminatore” azzurro. Un’altra sorprendente coincidenza, quasi un sinistro presagio, aleggia sul match di sabato al Signal Iduna Park. L’Albania occupa il 66° posto nell’attuale “ranking” FIFA, praticamente lo stesso piazzamento della Macedonia del Nord (67°, Stato fra l’altro a minoranza etnica albanese... ) prima di sconfiggere l’Italia a Palermo estromettendola dagli ultimi Mondiali in Qatar. Il gol decisivo di quella storica e tuttora dolorosa eliminazione azzurra lo firmò al 92’ l’ex palermitano Trajkovski così come nell’Albania di oggi figurano nella lista dei 26 convocati addirittura 10 fra “italiani” o ex del nostro campionato (Berisha, Hysaj, Djimsiti, Kumbulla, Ismajli, Asllani, Bajrami, Ramadani, Manaj, Strakosha).

In panchina di Mancini

In quella “maledetta” notte della primavera 2022 sulla panchina azzurra sedeva l’allora ct Roberto Mancini, il quale non solo era stato allenatore di Sylvinho nel Manchester City, ma poi lo aveva addirittura voluto al suo fianco (dal 2014 al 2016) come assistente tecnico nell’Inter. Il brasiliano con passaporto anche spagnolo avrebbe dovuto essere il vice del “Mancio”, ma ufficialmente non poteva perché ancora sprovvisto all’epoca del patentino e così toccò all’ex portiere Giulio Nuciari salvare la... facciata. Proprio durante l’avventura in Italia il paulista ha conseguito i diplomi di allenatore UEFA A e Pro. Il ct delle “Aquile rossonere” parla in termini lusinghieri del suo collega ora sulla panchina dell’Arabia Saudita: «Ho imparato molto da lui, è uno dei migliori allenatori in circolazione. Vuole sempre che le sue squadre giochino a calcio e facciano possesso. Lavora assiduamente per inculcare questa mentalità ai suoi giocatori. Anche a me piace l’atteggiamento di voler tenere la palla, costruire il gioco dalla difesa e fare la partita. Roberto adora il calcio e vuole vincere con il bel gioco. Siamo rimasti in contatto, ci sentiamo frequentemente. È stato il primo, assieme all’ex ct brasiliano Tite di cui sono anche stato assistente, a mandarmi un messaggio di congratulazioni quando ho firmato per l’Albania».

Da Wenger a Pep

Sylvinho è stato allenato pure da altri famosi tecnici quali Arsène Wenger, Frank Rijkaard e Pep Guardiola, oltre al marchigiano. E traccia un identikit del “coach” ideale attingendo le migliori qualità da ognuno di loro: «Dovrebbe essere un padre come Rijkaard, avere la cura maniacale nella preparazione delle partite di Guardiola – uno che passava ore a studiare rivali e contromosse – l’intelligenza gestionale di Wenger e l’intensità dinamica di Mancini. Roberto talvolta diventa matto se vede che qualcosa non migliora. Sa essere duro, s’arrabbia sapendo annusare l’aria. E conosce l’arte dell’improvvisazione, imprescindibile in alcune partite». 

Zabaleta e Doriva

Dal ritiro dello SportCentrum Kaiserau di Kamen, poco più di una ventina di chilometri a nord-est di Dortmund, il ct albanese parla inoltre in termini lusinghieri del proprio staff. Effettivamente di livello assoluto. I viceallenatori sono entrambi ex internazionali: l’argentino Pablo Zabaleta (39 anni, oro ai Mondiali Under 20 nel 2005, oro olimpico a Pechino 2008, argento ai Mondiali 2014 in Brasile, ex Espanyol, Manchester City, West Ham) e il brasiliano Doriva (52 anni, ex Atlético Mineiro, Porto, Sampdoria, Celta Vigo, Middlesbrough). Abissale, sotto questo aspetto, la differenza con gli assistenti di Spalletti cioè i “carneadi” Marco Domenichini, Daniele Baldini e Salvatore Russo. «Siamo un “team” multi-culturale e poliglotta – chiosa Sylvinho – . Tutti e tre sudamericani, ma anche molto europei. “Zaba” ha trascorso dieci anni in Premier League. Doriva ha giocato in Italia e in Portogallo. Anch’io ho giocato un po’ in Inghilterra, per molto tempo in Spagna e appunto ho lavorato a Milano con Mancini. Siamo una squadra multiculturale». Nel 2001 avrebbe potuto persino approdare nel Brescia di Mazzone e Corioni: intrigante la prospettiva di giocare a fianco di campioni come Baggio e Guardiola. Ma alla fine preferì le “pesetas” del Celta Vigo e le “rondinelle” ripiegarono su Andrea Sussi... 

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