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Inter, problema per il mercato in Italia: i crediti e il nodo fideiussioni

Per Frattesi possibile solo la formula “alla Barella”. Suning non usa chiedere garanzie alle banche

MILANO - Nel percorso a ostacoli che è il mercato dell’Inter c’è un problema in più: l’impossibilità di spendere in Italia, non avendo crediti per operare sul mercato interno. Per aggirare il problema una possibilità ci sarebbe, ovvero coprire la spesa depositando una fideiussione bancaria a garanzia, pratica che - sin dai tempi di Thohir - non viene adottata, in quanto ritenuta sconveniente dalla proprietà.

I crediti per operare sul mercato interno possono infatti essere accumulati soltanto con operazioni Italia su Italia e, tanto per fare un esempio, il tesoretto maturato per la cessione di Pirola alla Salernitana è stato subito utilizzato per riscattare Acerbi dalla Lazio. Il problema, evidentemente, sorge se la controparte dell’Inter intende monetizzare la cessione di un giocatore (non accettando formule che non siano quella della cessione a titolo definitivo) oppure nel caso (vedi Singo e Carlo Augusto) l’atleta in questione abbia un contratto fino al 2024 e sia difficilmente praticabile un rinnovo. Paradossalmente questi paletti non valgono per l’estero: anche per questo motivo - sempre prendendo a esempio Carlos Augusto - l’Inter ha riaperto il file corrispondente al nome di Mitchel Bakker, in uscita dal Bayer Leverkusen e già abbinato ai nerazzurri un’estate fa.

La carta Mulattieri per Frattesi

La domanda quindi sorge spontanea: come può - visto il quadro - l’Inter pensare di poter prendere Frattesi? Semplice, replicando l’operazione fatta, ai tempi, con il Cagliari per Barella. Il cartellino del centrocampista venne valutato 48 milioni complessivi, 12 per il prestito (coperto cedendo Pinamonti al Genoa), 25 per l’obbligo di riscatto più 11 milioni legati a bonus vari. Nei discorsi con il Sassuolo - non a caso - è stato deciso di scorporare la trattativa per la cessione di Mulattieri con quella per Frattesi. I soldi incassati da Mulattieri consentirebbero ai nerazzurri (in assenza di altre cessioni) di avere comunque i crediti necessari per garantire un prestito con obbligo di riscatto, come avvenuto per Barella. Cosa ci guadagna il venditore? Semplice: il club che decide di cedere un giocatore con una formula favorevole per il compratore ha solitamente un vantaggio legato al prezzo del cartellino (per esempio bonus più generosi e comunque facilmente raggiungibili). Di riflesso, il corto-circuito si ha quando, come spiegato, la controparte intende monetizzare oppure - banalmente - ha l’offerta di un’altra società disposta a pagare subito il cartellino, come - restando a latitudini nerazzurre - è accaduto con Bellanova, su cui l’Inter è stata costretta a cedere il passo al Torino.

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