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David-Inter con l’aiutino: la risposta alla Juve. Perché Giuntoli non molla

L’attaccante del Lilla (in scadenza) sogna il Barça, ma le italiane sono sempre in prima fila per lui: la richiesta è 5 anni di contratto a 6 milioni

MILANO - Lui, lei, l’altra e il terzo incomodo. Il tira e molla intorno a Jonathan David sta assumendo i contorni della commedia all’italiana. L’attaccante canadese va in scadenza e ha già avviato le pratiche di divorzio con il Lilla che gli aveva prospettato un rinnovo annuale con clausola d’uscita bassa (tra i 20 e i 30 milioni) per permettere pure al club di guadagnarci. Nick Mavromaras, suo agente, ha già dato le carte con Piero Ausilio e Cristiano Giuntoli, direttori sportivi di Inter e Juventus che - a oggi - restano i club più attivi intorno a David: la richiesta è di un contratto quinquennale, 6 milioni netti di ingaggio, ricco bonus alla firma e commissioni (per Marcus Thuram, va ricordato, l’Inter pagò 8 milioni).

David e l'indizio di mercato

Il ragazzo compirà 25 anni il 14 gennaio e questo ne fa, tanto per l’Inter, quanto per la Juventus, un obiettivo alquanto sensibile pure in ottica “player trading”. David, dal canto suo, in un’intervista a The Athletic, ha espresso il sogno di giocare nel Barcellona, però tutti gli indizi, al momento, lo portano in Italia. "Andare in un club a metà stagione non è mai facile - ha sottolineato circa un suo improbabile trasferimento a gennaio -. Non è come l’inizio di una stagione in cui hai un pre-campionato, conosci i tuoi compagni di squadra, hai tempo per consolidare il feeling con loro". Segue mozione d’affetto per i colori blaugrana ("Sono cresciuto tifando Barcellona e quando cresci tifando per una squadra, il tuo sogno è giocare per loro") ma è soprattutto interessante quanto detto sulla sua collocazione tattica: "Posso adattarmi a molti sistemi di gioco; ho giocato con due attaccanti, da unica punta. Ma avere quella libertà di muoversi, di essere un po’ ovunque, sarebbe preferibile. In questo senso, posso distogliere l’attenzione da me e trovare lo spazio per fare la differenza". Parole che suonano come musica tanto per Thiago Motta, quanto per Simone Inzaghi: il primo preferisce avere un unico terminale, il secondo punta storicamente su due punte ravvicinate ma entrambi prediligono quegli attaccanti che amano giocare per e con la squadra.

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