MILANO - Un triennale da sei milioni e mezzo a stagione. L'ennesimo (non ultimo, c’è da scommeterci) incontro tra Adriano Galliani e Mino Raiola è servito per mettere a fuoco l'offerta per lo svedese. Sarà lui la pietra angolare della rifondazione rossonera e, i continui contatti berlinesi tra l’amministratore delegato con l’amico, nonché potentissimo procuratore, stanno a certificarlo. Acquisto alquanto significativo quello di Ibrahimovic: il Milan crepuscolare gestito da Fininvest era stato costretto a sbarazzarsene per non riuscire più a onorare un ingaggio da 10 milioni a stagione pesantissimo per il monte stipendi (quell’estate fu fatto partire pure Thiago Silva e fu l’inizio della fine); il nuovo Milan - in cui i denari della casa madre si uniscono a quelli portati dai finanziatori raggruppati intorno alla figura di Bee Taechaubol, è un club che ha la forza per riportarlo a casa Ibrahimovic. Un fuoriclasse che può essere ancora dominante nel campionato italiano dove, stante lo strapotere della Juventus, il primo input dato a Sinisa Mihajlovic sarà quello di riportare la squadra in zona Champions.

Il cartellino? No problem
Il Paris Saint-Germain, a una stagione dalla scadenza di contratto dello svedese, non dovrebbe fare barricate per il cartellino e ha già individuato in Alexandre Lacazette, bomber del Lione ed enfant prodige del calcio francese, il sostituto ideale. Ibra a Parigi incassa 14 milioni a stagione però offrire un triennale a 6,5 milioni a un giocatore che va verso i 34 anni - li compirà il 3 ottobre - rappresenta comunque la garanzia di un "prepensionamento" dorato in un campionato alquanto competitivo quale è quello italiano. Nella scelta pesa anche l'idea di una scelta di vita, considerato che a Milano Ibra si è sempre sentito un re. 

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