TRE INDIZIATI - Inutile girarci intorno, tanto chi ha seguito le vicende che hanno condotto al 32° scudetto non resterà sorpreso. Fondamentalmente sono tre i pezzi grossi dalla cessione dei quali Beppe Marotta e Fabio Paratici potrebbero ricavare cifre notevoli. Paul Pogba, Arturo Vidal, Fernando Llorente: così, in rigoroso ordine legato al prezzo di mercato, direttamente proporzionale alle performance sul campo. Tre grossi calibri sui quali, più di altri, si stanno concentrando le attenzioni globali. La cessione di uno di loro non è indispensabile, ma se si vuole venire incontro alle esigenze di Antonio Conte, un pensierino del genere non può mancare. Il Polpo è legittimamente sul trono dei più ambiti. A 21 anni, con un Mondiale alle porte che può accrescerne ancor più il valore, il francese è reduce dal secondo anno di Juve, dove ha giocato più partite di tutti. E’ costato due lire, ora vale almeno 60-70 milioni, col Paris Saint-Germain che, a suo tempo, ne aveva messi 78 da parte, pur di francesizzare la rosa dei campioni nazionali. Rispetto al milione abbondante versato al Manchester United quale indennità di formazione, la plusvalenza in Corso Galileo Ferraris sarebbe strepitosa. Il secondo del trio meraviglia è soprannominato Re Artù e dopo tre stagioni da urlo, concluse col fiatone di un infortunio con successivo intervento pre-Mondiale, adesso rischia di essere risucchiato in un vortice di mercato pronto a fagocitarlo. La Juve, che lo pagò 12,5 milioni, può incassarne tra i 40 e i 50, risparmiando un ingaggio da 5,5 milioni netti con i bonus per tre stagioni. Vidal resta un punto di forza dello scacchiere di Conte, però se il Barcellona si presentasse con una proposta irrifiutabile, sarebbe dura dire di noi. Luis Enrique, in verità, è più “cotto” del cileno che di Pogba. Il terzo è Llorente, Re Leone da 18 gol stagionali come Vidal (9 in più del Polpo), preso gratis un’estate fa e pure lui seguito dal Barça, però Marotta non vuole sentir parlare di uno scambio con Alexis Sanchez.
IL REPORT - Perché cedere un big? Lo spiegò, in autunno, l’Imi, banca d’investimento del gruppo Intesa Sanpaolo, istituto di riferimento della Juventus. Nel documento finanziario sulle prospettive del titolo della società si leggeva: «In caso di un’eliminazione immediata dalla Champions League, il management ha affermato che una cessione di giocatori potrebbe essere presa in considerazione, al fine di ottenere importanti flussi di cassa e plusvalenze. Ma sarebbe comunque perseguita la competitività della squadra». Istanbul fece il resto.