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Juve Women da sogno nel nome di Sara Gama: l'addio e la festa Scudetto

La dedica di Rosucci: "Ci hai fatto vivere sogni inimmaginabili. La tua dedizione ha cambiato per sempre le sorti del calcio femminile"

TORINO - L'abbraccio con Martina Rosucci, che le dà il cambio al minuto 3 come 3 è il numero che l’ha sempre contraddistinta, alla Juve e in Nazionale, è quello più lungo che Sara Gama stringe durante il pasillo de honor. Poco prima ne aveva dati tanti, alle sue compagne e alle neroazzurre, titolari e in panchina, che si sono fermate e poi allineate per celebrarla. A Canzi e a Braghin. Tutto intorno, i 15.000 dello Stadium in piedi, un applauso scrosciate, volti rigati dalle lacrime. Consapevoli di essere parte di un momento che resterà nella storia. Di un momento in cui si sta chiudendo un’era. La prima, più gloriosa era del calcio femminile italiano. Quella che Gama ha costruito più di chiunque altro, per cui ha messo la faccia, le gambe, il cervello, il cuore. Quella che ieri, tutta intera, l’ha doverosamente celebrata nel giorno del suo addio al calcio giocato. Per il quale il club bianconero ha fatto le cose in grande, aprendo le porte dell’Allianz Stadium.

Gama, capitano per sempre

Una festa nella festa, visto che la Juventus ha ricevuto anche il sesto scudetto, conquistato con tre giornate di anticipo e consegnato dalla presidente della Divisione Cappelletti. Il “Cap” si è goduta e si è presa tutto: i sorrisi delle sue compagne entrate in campo con la maglia numero 3, il calore di quegli abbracci e l’entusiasmo del pubblico, con un giro di campo che sarebbe durato ben di più se non fosse sopraggiunta la fine del primo tempo. Nella ripresa si è seduta in panchina. E chissà quante cose saranno passate davanti ai suoi occhi - oltre al gol di Bugeja che ha deciso la gara - tra le 153 presenze in bianconero, tutte quelle prima, il gol decisivo nella finale di Coppa Italia 2022, le sgambate sulla fascia, la fascia, l’altra, stretta al braccio e cucita sul cuore. Al triplice fischio la scena è ancora tutta per lei: mentre alle sue spalle viene montato il palco tricolore, l’ad Scanavino e il direttore Braghin le consegnano una targa, ma i singhiozzi si intravedono quando è Rosucci a prendere la parola. "Oggi non saremmo qui senza il tuo impegno per la riconoscibilità del movimento, ci hai permesso di vivere sogni che non potevamo neanche immaginare - un estratto della lettera -: i risultati e la tua dedizione hanno portato a una svolta epocale, il professionismo, che ha cambiato per sempre le sorti del nostro calcio e delle nostre vite. Alla parola capitano ci verrà per sempre in mente un solo nome: Sara Gama". Allora alza quel sesto scudetto, Capitano per sempre!

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