Il titolo vinto domenica dal Liverpool di Arne Slot non ha solamente sancito un nuovo assetto nelle gerarchie, riportando i Reds al vertice della piramide calcistica inglese dopo che negli ultimi due anni erano sempre finiti dietro Man City e Arsenal, ma ha anche fatto passare un messaggio che, se ascoltato, potrebbe sfatare o quantomeno confutare una delle convinzioni più diffuse fra le big della Premier League: e cioè che senza importanti investimenti sul mercato non è possibile arrivare al successo.
Il capolavoro di Slot
Il rosa del Liverpool campione di questa edizione della Premier è di fatto la stessa che lo scorso anno con Klopp in panchina non riuscì ad andare oltre il terzo posto, con in più solo Federico Chiesa. E non si dica che l’ascesa dei Reds sia da attribuire esclusivamente al calo delle due rivali, e in particolare della squadra di Guardiola, vincitrice delle precedenti quattro edizioni: con i punti raccolti in questa stagione il Liverpool, infatti, sarebbe stato in testa anche nella passata Premier. Insomma, analizzando anatomicamente il capolavoro confezionato da Slot non si può non sottolineare come esso si stato, fra le altre cose, un trionfo delle idee e della valorizzazione delle risorse già a disposizione del club.