LONDRA - Maestro del gioco del calcio e infallibile incubatore di talenti, sia dentro, ma anche qualche metro fuori dal rettangolo di gioco. Fino a qualche tempo fa, la fama di Pep Guardiola coincideva esclusivamente con quella di allenatore fra i più brillanti, innovativi e vincenti degli ultimi tre lustri di football. Tuttavia, come accade a tutti i rivoluzionari di successo, la metamorfosi è avvenuta in modo del tutto naturale: e così Pep si è trasformato nel Maestro a cui ispirarsi, nella bussola capace di orientare ed influenzare un’intera generazione di aspiranti tecnici, ammaliati dalla sua capacità di unire in un mix sublime l’estetica e il pragmatismo, la bellezza e il successo. Nell’ultimo decennio, tanti aspiranti tecnici si sono iscritti alla corrente artistica del cinquantaduenne genio di Santpedor.
Arteta
C’è, però, chi è stato ancora più fortunato, avendo avuto il privilegio di poterne apprezzare nella quotidianità la continua costruzione ed evoluzione delle idee. Non è certo un caso che, in questa stagione, tre giovani allenatori che con Pep hanno lavorato a lungo e che non hanno mai fatto mistero di ispirarsi al catalano, stiano dominando i rispettivi campionati. Tanto che, è più che concreto il rischio che sia proprio uno dei suoi ultimi discepoli a scippare al tecnico dei Citizens la corona di re della Premier. Mikel Arteta ed il suo Arsenal stanno, infatti, dominando il campionato: un’egemonia figlia dell’esplosione improvvisa di quell’enorme cifra di talento detenuta dai londinesi, ma soprattutto di un lavoro fatto dall’allenatore basco sulla testa dei suoi calciatori. «Ho imparato molto sull’essere al Top da Pep. Gli standard dettati nel club non riguardavano soltanto vincere, ma vincere in una determinata maniera, ogni 3 giorni, ed essere sempre estremamente esigenti e critici, ma allo stesso tempo di supporto. Sarò sempre grato a Pep», ha confessato Arteta in una recente intervista.