Anche se viaggia verso gli 88 anni, il celebre regista inglese Ridley Scott (tifoso dell’Hartlepool United, quinta divisione) potrebbe rimettersi dietro la macchina da presa per lanciare l’ennesimo “sequel” della fortunata saga di fantascienza da lui creata nel 1979. Ma stavolta al titolo originale vanno anteposte tre lettere: Yamalien e non solo Alien. Perché ciò che ha mostrato in campo il Golden Boy in carica Lamine Yamal nella prima semifinale di Champions League contro l’Inter ha più del sovrumano, dell’extraterreste che dell’umano. A soli 17 anni il biondossigenato fenomeno del Barcellona ha sbriciolato ogni record di precocità lasciando di stucco nomi monumentali nella storia del calcio come quelli di Messi (8 volte Pallone d’Oro, 4 Champions League, 1 oro e 1 argento mondiale, 2 Coppe America, 1 Olimpiade), Cristiano Ronaldo (5 Palloni d’Oro, 5 Champions, 1 Europeo, 1 Nations League) e Mbappé (1 oro e un argento mondiali, 1 Nations League).
Yamal, da quale pianeta sei venuto?
Mercoledì notte allo stadio olimpico “Lluís Companys” di Montjuïc è mancato solo un telecronista argentino che ripetesse l’iconica frase pronunciata da Víctor Hugo Morales in occasione del funambolico “gol del secolo” di Maradona all’Azteca contro l’Inghilterra (saltati in dribbling 7 avversari portiere compreso) nei quarti dei Mondiali ’86: «Barrilete cósmico, de qué planeta viniste?». Ovvero da quale pianeta sei venuto barilotto atomico... Nel caso di Lamine, però, non si può mai usare il termine barilotto. Comparabili classe sublime e sinistro magico, ma non il fisico visto che lo “spaziale” spagnolo d’origini marocchine (padre) ed equatoguineane (madre) è alto 180 centimetri e pesa 72 chili...
Yamal, come anzidetto, ha toccato mercoledì le 100 presenze nella prima squadra del Barça a 17 anni e 291 giorni: con 22 gol e 33 assist.