Sogno che diventa realtà. Nel 2022 in questi giorni l’Eintracht vinceva l’Europa League a Siviglia battendo in finale i Rangers ai rigori e guadagnandosi la qualificazione alla Champions League dopo oltre sessant’anni dalla prima e unica volta, quando raggiunse anche la finale persa con un incredibile 7-3 in finale contro il grande Real Madrid. Quell’avventura, terminata agli ottavi contro il fortissimo Napoli di Spalletti (e con Kolo Muani da centravanti), sarà replicata nella prossima stagione, visto che a Francoforte torneranno le sentitissime notti europee. Al termine di un’annata quasi perfetta, non solo sotto il profilo sportivo.
Il fattore Marmoush, Ekitiké e la rivincita di Dino
Sono tre più di altri i volti di questo successo. Il primo, in realtà, soltanto a metà, almeno in termini temporali, visto che Omar Marmoush ha trascinato la squadra fino a gennaio incidendo per oltre un gol a partita, con 20 reti e 14 assist in 26 presenze. È partito in direzione Manchester City, lasciando in eredità a Francoforte qualcosa come 75 milioni di euro. Non reinvestiti benissimo, a dirla tutta, visto che i nuovi innesti di gennaio Batshuayi e Wahi non hanno contribuito per più di 3 gol. Ci hanno pensato i ragazzi che c’erano già.
Un nome su tutti? Quello di Hugo Ekitiké, attaccante francese classe 2002 prelevato per neanche 20 milioni dal Psg e che oggi ha visto il suo valore triplicato dopo 22 gol e anche una doppia cifra di assist portata a casa. Potrebbe essere la prossima grande cessione di una squadra che vive di plusvalenze, ma che ora con il market pool garantito dalla Champions per una volta potrebbe anche pensare di non privarsi dei propri gioiellini — come i 2005 Bahoya e Hugo Larsson, per citarne un altro paio. La soddisfazione più grande però se l’è presa Dino Toppmöller, allenatore che nel marzo 2023 è stato esonerato dal Bayern Monaco insieme al suo capo allenatore Nagelsmann, si è seduto sulla panchina dell’Eintracht e nei primi due anni ha raggiunto gli obiettivi, anzi, li ha superati. E si è guadagnato un rinnovo fino al 2028 più che meritato.
Mainz e Friburgo, gioia e dolore
E pensare che la Champions è stata ottenuta soltanto all’ultima giornata, grazie alla vittoria per 1-3 sul campo del Friburgo, superato in extremis proprio dal Borussia Dortmund e dal quarto posto è finito al quinto, dovendosi accontentare dell’Europa League. Traguardo non da poco per essere la prima stagione dopo i 12 anni trascorsi con Christian Streich in panchina: il suo allievo Julian Schuster stava riuscendo a centrare l’obiettivo, ma si è fermato all’ultimo passaggio — come del resto era capitato due stagioni fa, ma anche tre. Insomma, arrivare lì senza agguantare l’ultimo passo: l’anno prossimo l’intenzione è quella di tentare un nuovo assalto.
C’è poi chi si accontenta, come il Mainz, che in Europa ci è entrato di rado e solo marginalmente, dalla qualificazione in Coppa Uefa con Klopp nel 2005 ai due passaggi alle qualificazioni nell’era Tuchel senza fare il passo successivo, mosso poi con Schmidt nel 2016 fermandosi ai gironi. Sesto posto, Conference League, un traguardo festeggiato alla grande soprattutto perché a metà della scorsa stagione la squadra sembrava avere già un piede in seconda divisione. Poi è arrivato Bo Henriksen, alla prima grande esperienza in un top campionato. E in una stagione intera ha portato la squadra ad un incredibile sesta posizione.