Dopo 26 gare trascorse in panchina nel ruolo di terzo portiere, a ottobre Oliver Baumann ha realizzato il suo sogno: esordire con la maglia della Germania. Era una grande promessa nelle giovanili quando giocava al Friburgo, squadra con cui ha esordito, poi nel 2014 si è trasferito all’Hoffenheim incrociando la sua strada con quella di Julian Nagelsmann un paio d’anni dopo. Insieme hanno raggiunto la Champions League e ora lo stesso tecnico gli ha affidato un ruolo delicatissimo: quello di numero uno per le due sfide dei quarti di finale di Nations League contro l’Italia.
Baumann, il paradiso a 34 anni
Fuori dalla Germania è poco conosciuto, soprattutto perché nelle sue rare apparizioni europee non è che abbia mai messo insieme record brillanti. In Champions zero clean sheet in 6 partite e 14 gol incassati, in Europa League mai oltre gli ottavi. In Bundesliga però è una costante: al netto di qualche lieve infortunio, ha sempre giocato almeno 30 partite a stagione dal 2010/11, quando è diventato titolare al Friburgo. Attualmente è al 18° tra i giocatori con più presenze nella massima serie tedesca con 462 gettoni, tra i giocatori in attività è terzo: ha davanti soltanto due giganti come Manuel Neuer e Thomas Müller.
La prima convocazione, nonostante un decennio stabilmente tra i pali in una squadra che con Nagelsmann in panchina era arrivata prima in Europa League e poi in Champions (2018/19), è arrivata a settembre 2020, quando aveva già trent’anni. È stato spesso chiamato come “terzo” dietro ai duellanti Neuer e Ter Stegen, senza mai avere una grande chance di essere il numero uno. Fino a quando il primo si è ritirato, il secondo si è infortunato. E da quando in panchina c’è l’attuale ct e suo ex allenatore a Sinsheim, è sempre stato nel giro.
Ha raccolto la sua occasione il 14 ottobre, nel match di Nations League contro l’Olanda. Ha replicato il mese dopo contro la Bosnia, in un’alternanza con Alex Nübel dello Stoccarda, secondo molti erede designato almeno nel breve periodo ad essere il titolare. La scelta però per i due match contro l’Italia è ricaduta su di lui, perché secondo l’allenatore 37enne è “più costante a questo livello”. In attesa che nei prossimi mesi rientri Ter Stegen, la Germania affida la sua porta ad un quasi esordiente: sì, lo si può essere anche a 34 anni.