“Hoeness” è un cognome che in termini di peso ha pochi eguali in Germania quando si parla di calcio: lo dice la storia. Uli è stato, anzi, è, pure se ufficialmente più defilato, negli ultimi quarant’anni l’uomo probabilmente più influente del Bayern Monaco e di conseguenza della Bundesliga. Il fratello Dieter è stato anche ex calciatore di Bayern Monaco e nazionale, e in seguito è stato dirigente di Hertha, Stoccarda e Wolfsburg. Oggi di Hoeness ce n’è un altro, Sebastian, che occupa una posizione diversa: quella di allenatore, per la precisione allo Stoccarda. E lo sta facendo bene, anzi, benissimo.
Hoeness, dalla terza serie alla Champions
Come papà e zio, ha provato a giocare a calcio, rimanendo quasi sempre nelle serie minori, tra Stoccarda, Hertha ed Hoffenheim, ma a ventott’anni, nel 2010, ha deciso che la sua strada sarebbe stata in panchina. E così ha iniziato la gavetta, sempre a livello giovanile. Hertha Zehlendorf, succursale dell’Hertha Berlino, poi un triennio al RB Lipsia fino ad approdare nel 2017 nell’Under 19 del Bayern Monaco, arrivando nel 2019 alla guida della seconda squadra in 3.Liga. Con un cognome del genere nel club di zio Uli si è sentito subito affibbiare l’etichetta di “raccomandato”: inevitabile. Se l’è tolta grazie ai risultati.
Nel 2020 ha ottenuto un clamoroso successo nel campionato di 3.Liga (la terza divisione del calcio tedesco, equivalente della nostra Serie C ma a girone unico). Al termine del girone d’andata era 15° su 20, dopo la 34ª ha preso la vetta e non l’ha mollata fino all’ultima giornata. E senza neanche scomodare Musiala, Alphonso Davies e Zirkzee, che furono poco più che comparse visto che passavano quasi tutta la loro settimana, weekend compreso, con la prima squadra di Flick, campione di tutto. Un successo ottenuto al primo anno tra i professionisti e che gli ha fatto spiccare il volo. Un biennio all’Hoffenheim, senza lasciare il segno ma giocando comunque un buon calcio e piazzandosi sempre a metà classifica.
E poi, ecco lo Stoccarda. Quando è stato chiamato, all’inizio del mese di aprile 2023, la squadra si trovava all’ultimo posto in classifica. L’ha risollevata ottenendo 13 punti in 8 partite, l’ha portata al terzultimo posto, poi l’ha salvata distruggendo l’Amburgo allo spareggio (3-0 all’andata, 1-3 al ritorno). Sembrava già di per sé una piccola impresa, ma nella realtà non era nulla in confronto a quanto sarebbe accaduto di lì in avanti. Dalla quasi retrocessione alla Champions League in 12 mesi o poco più: secondo posto, con 73 punti, anche solo davanti al Bayern.
In questa stagione non è riuscito a entrare tra le prime 24 della Champions: è riuscito comunque a togliersi delle soddisfazioni, come giocare a testa altissima al Bernabéu perdendo solo nel finale, oppure vincere in casa della Juventus. Oggi lo Stoccarda lotta per tornare ancora tra le migliori quattro, distanti solo tre punti. Con il rischio però di non essere più su quella panchina se dovesse tornare nella prima competizione europea, perché il suo futuro potrebbe essere al Bayer Leverkusen, come successore di Xabi Alonso, che sembra destinato al Real Madrid. Insomma, in Champions potrebbe allenarci comunque, per il secondo anno di fila. Alla faccia del raccomandato.