C’è un legame inconsapevole, e per questo assai suggestivo, che connette l’Union Saint-Gilloise fresco campione del Belgio con la Juventus. I due club infatti condividono il giorno esatto della fondazione, l’1novembre 1897, mentre la maglia dell’Union, gialla e blu, ricorda i colori della città di Torino e più segnatamente la divisa con cui la Juventus vinse la Coppa delle Coppe nel 1984. Ma non solo, perché la Juventus è stata per 57 anni l’ultima squadra affrontata dall’Union Saint-Gilloise in una competizione europea. Un lasso di tempo così enorme che racchiude il senso dell’impresa della squadra di Bruxelles, tornata grande negli ultimi anni dopo un’epoca che sembrava averla consegnata definitivamente all’oblio calcistico.
Già, perchè l’Union Saint-Gilloise ha un passato talmente luminoso da permetterle di essere ancora oggi la terza squadra più titolata del Belgio, alle spalle solamente di Anderlecht e Bruges e e meglio di Standard, Gent o Malines. Il problema è che prima di domenica scorsa, l’ultimo campionato vinto risaliva al 1935, esattamente novant’anni fa. Un club glorioso, che fino alla metà degli Anni Sessanta, pur non lottando più per il titolo, era rimasto nei quartieri alti del calcio belga, per poi scivolare, a partire dalla retrocessione in seconda divisione del 1973, nelle serie inferiori, galleggiando tra Division 3 e Division 4 con qualche sporadica quanto sfortunata apparizione in Division 2, che in Belgio è il primo livello del professionismo.
Moneyball
Un’esistenza avara di soddisfazioni, appoggiata sulle glorie impolverate del passato, almeno fino a quando nel 2018 l’imprenditore del betting Tony Bloom non decise di scommettere, nel vero senso della parola, su un club in quel momento in terza divisione. Bloom dal 2009 è il proprietario del Brighton, che è riuscito a portare stabilmente in Premier League grazie all’uso scientifico dell’algoritmo per la scoperta e la selezione dei calciatori, con quello che ormai in maniera troppo semplicistica viene definito “metodo Moneyball”. In partnership con il socio Alex Muzio, tuttora presidente del club, Bloom - e qui il gioco di parole con il significato del suo nome in inglese è scontato - ha fatto letteralmente “fiorire” l’Union, riportandola finalmente al piano più alto del calcio belga nel 2021, dopo un’attesa di quarantotto anni.
Da lì in poi è successo tutto in maniera rapidissima: da neopromossa chiuse al primo posto la stagione regolare 2021-22, salvo poi cedere ai playoff contro il Bruges, preludio a due stagioni che da un lato hanno consolidato la reputazione del club dentro e fuori dal Belgio, visti gli ottimi cammini in Europa League, ma dall’altro hanno confezionato due delusioni in successione da cui sarebbe stata dura riprendersi per chiunque. Sfidiamo chiunque a rialzarsi dopo aver perso un campionato come l’Union nel 2023: in vantaggio 1-0 fino all’88’ dell’ultima giornata, subisce tre gol nel recupero e consegna il titolo all’Anversa. L’anno scorso, con l’ex Genoa Blessin in panchina, l’Union ha vissuto un’altra stagione punto a punto con il Bruges, anche stavolta conclusa con una delusione all’ultima giornata, se non altro mitigata dalla vittoria in Coppa del Belgio.
Dal -13 al titolo
Quest’anno, con Pocognoli alla guida, il profilo è stato più basso nella stagione regolare, chiusa a -13 dal Genk. Ma la formula diabolica - siamo del resto nel campionato dei Diavoli Rossi - del campionato belga prevede a quel punto che le prime 6 si sfidino in un gironcino finale, partendo dalla metà dei punti conquistati nelle trenta giornate precedenti. Ed è qui che l’Union ha saputo far tesoro degli errori del passato, arrivando più lucida e tonica delle rivali al traguardo finale. Una gioia che è esplosa per le strade di St. Gilles, il quartiere di Bruxelles dove il club è da sempre, anche nei periodi meno entusiasmanti, parte integrante di un’identità popolare e “local” per molti versi agli antipodi rispetto ai rivali cittadini dell’Anderlecht. Anche se proprio ai biancomalva l’Union dovrà ora chiedere ospitalità, come già successo in passato, per le gare di Champions League: lo stadio Joseph Marien, inserito all’interno del Parc Duden e teatro di alcune partite dei Giochi Olimpici di Anversa 1920 (!), è infatti tra i più suggestivi d’Europa ma è decisamente vetusto per gli standard Uefa.