Buffon e il talento italiano: "Torniamo alle radici del nostro calcio"
"Sono vent'anni che ci vergogniamo di quello che siamo. Sono vent'anni che sento che dobbiamo giocare come la Spagna, noi abbiamo abiurato la nostra storia. E il talento sparisce per questo. Gente come Ferrara, Cannavaro, oggi ci vergogneremmo a mandarla in campo! Chiellini oggi non giocherebbe perché non ha il filtrante! Vedi il Barcellona e paghi il biglietto, ma pensare che noi possiamo giocare con una linea alta di difesa a centrocampo per novanta minuti...Le partite storiche dell'Italia sono delle difese fino alla morte di un risultato, la compattezza di squadra, portare insieme tutti il risultato, adesso sembra che ci sentiamo in disagio altrimenti non ci accettano nell'alta società del calcio. Io voglio andare in campo per provare a vincere, e non c'è da vergognarsi nel farlo con le proprie abilità". Così Gigi Buffon parlando della perdita del talento nel calcio italiano.
Gli fa eco Cucinelli: "Penso la stessa cosa: il Barcellona è una cultura diversa, hanno preso gol dal centrale dell'Inter a un minuto dalla fine, dal centrale di difesa che parte in contropiede...Sono arrivati qui i grandi investitori americani, tanti giri e raggiri di parole, ma la verità è che tanti di questi geni dovrebbero passare una settimana a Napoli, se sei un cog...e studi a Harvard resti un cog...che ha studiato a Harvard! Siamo lo 0.6% del popolo mondiale, eppure siamo la settima potenza del mondo, i più grandi manufatturieri mondiali, abbiamo dato le arti a tutto il globo: non vergogniamoci di quello che siamo. Per mantenerlo quello che siamo dobbiamo dare valore al lavoro operaio, altrimenti lo perderemo. Siamo gioiosi, conquistiamo le anime con la gioia, con lo scherzo, non con la paura".
Riprende Buffon: "Come si evolve il calcio italiano? Restare un calcio d'artigianato? Noi siamo sempre stati bravi nella specializzazione: grande scuola di portieri, di difensori, di attaccanti. Tutti noi avevamo dei maestri che ci insegnavano il mestiere, oggi io non vedo delle specializzazioni. Pensiamo a uno come Ranieri, che poteva sembrare superato nel mondo di oggi, con gentilezza arriva e porta dei risultati straordinari. Vedete, gli allenatori oggi giovani hanno entusiasmo, ma se parlassero con Ranieri qualche ora magari diventerebbero dei fenomeni, perché dal punto di vista dell'empatia, dei rapporti, della tattica, della furbizia avrebbero solo da imparare. Non vedo questa voglia di confrontarsi con chi è più bravo di te, vedo molta chiusura. Incominciamo a rifar fare le cose normali con cui ti appassioni al calcio, l'eccezionalità oggi è essere normale. Courtois, Navas, Mendy del Chelsea, Ederson del City che in finale ha fatto due parate clamorose, chi ha vinto la Champions sono portieri che hanno fatto super parate. Torniamo alla specializzazione dei ruoli. Gli esempi sono importanti: da bimbo io divento prima juventino per Trapattoni, mi catturava il suo modo, un ragazzo ha bisogno di innamorarsi, poi mi sono innamorato di N'Kono, di Roger Milla, adesso c'è Sinner e tutti vogliono fare i tennisti, c'è bisogno di un personaggio così: quando c'era Vieri tutti volevano fare gli attaccanti perché guardavano Bobo, se ritroviamo questo ritroviamo i bimbi che vogliono giocare a calcio. I talenti non mancano, però sotto certi aspetti il peso specifico che avevamo noi era sicuramente più forte".