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"Superlega, sul principio di libertà Uefa-Fifa in fuorigioco"

L'ex magistrato Calabrò: "La sentenza della Corte di Giustizia Europea ha posto fine al monopolio per le posizioni contrarie ai dettami del mercato l’intervento il pensiero dell’ex magistrato"

Com’è noto, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha recentemente emesso una sentenza (la C-333/21 in data 21.12.2023) riguardante Uefa e Fifa ed i loro poteri in tema di organizzazione delle competizioni internazionali. In modo improprio e fuorviante questa importantissima decisione è stata dai media presentata con esplicito e pressoché unico riferimento al progetto denominato “SuperLega”, spesso con toni e accenti aggressivi e impropri, quasi si trattasse di uno scontro tra presunti “buoni” (Uefa, Fifa) e presunti “cattivi” (i promotori della nuova competizione). La questione deve, invece, essere affrontata in modo non superficiale, partendo da una completa conoscenza non solo della sentenza della Corte di Giustizia Europea e del suo contenuto, ma anche e soprattutto del chiaro contesto nel quale può e deve essere inserita la gestione del calcio professionistico nazionale ed internazionale.

Occorre, innanzitutto, premettere che l’Unione Europea ed i Trattati che la governano non sono stati calati dall’alto, ma sono il frutto di decenni di cooperazione tra ben 27 Nazioni e sono destinati a migliorare la vita di tutti i cittadini d’Europa, sia nel campo delle libertà che nei vitali settori delle imprese e dell’economia. Dunque, le decisioni della Corte di Giustizia Europea non sposano tesi precostituite o desideri dei potenti di turno, ma attuano le regole comunitarie in ogni ipotesi sottoposta al vaglio della Corte, con particolare riferimento, nel caso di specie, ai non derogabili principi dettati in tema di libera concorrenza. Va da sé che la lettura integrale della sentenza in questione non possa che condurre ad un unico approdo: Fifa e Uefa, per come sono strutturate ed agiscono nel contesto del calcio in Europa (limite territoriale della competenza della Corte di Giustizia Europea), si trovano nelle situazioni di monopolio e posizione dominante che i Trattati dell’UE espressamente vietano, perché contrari agli stessi principi fondanti dell’Europa Unita. La risposta è affermativa e non ammette alcun dubbio interpretativo.

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