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Allenatori di ritorno: non solo Mazzarri, quando certi amori non finiscono

Getty Images

Il tecnico livornese torna sulla panchina del Napoli: da Ancelotti a Lippi, da Zidane a Capello, le seconde volte più sorprendenti 

"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano" è stata e resta una delle citazioni più celebri della musica italiana applicate al calcio. Pur inflazionata, la frase cantata da Antonello Venditti si sposa perfettamente con i ritorni di fiamma che ciclicamente capitano nel mondo del pallone. Calciatori sì, ma anche molti allenatori hanno deciso di tornare sui propri passi. Non sempre le seconde volte sono andate bene come le prime: Carlo Ancelotti, ad esempio, dopo aver allenato il Real Madrid e vinto la Decima, è tornato a distanza di anni sulla panchina dei blancos continuando a trionfare, anche in Europa. Tanti anche i casi in cui, però, i ritorni non hanno portato bene: "Tornare al Milan l'errore più grande della mia vita", ha ammesso anni dopo Fabio Capello. In occasione del ritorno di Walter Mazzarri al Napoli, già ufficializzato, ecco alcune tra le seconde volte più famose in fatto di allenatori.

Trapattoni-Juve

Giovanni Trapattoni ha allenato per due volte la Juventus nella sua carriera. Prima una parentesi lunga 10 anni (dal 1976 al 1986, il cosiddetto Decennio d'oro) e ricca di successi: tra i vari trofei una Coppa Uefa, una Champions League e seconda stella conquistata all'ultima stagione. Poi il ritorno nel 1991 dopo la parentesi all'Inter: resterà in bianconero fino al 1994, senza tornare ai livelli della prima esperienza. Nei tre anni della seconda parentesi juventina vincerà comunque una Coppa Uefa, una Supercoppa Uefa e una Coppa delle Coppe, e avrà il merito di lanciare Alessandro Del Piero in Serie A.

Sacchi-Milan

Nella sua prima esperienza al Milan, Arrigo Sacchi si conferma un allenatore rivoluzionario per l'epoca, capace di vincere ed esprimere un gioco destinato a restare nella storia. Arriva in rossonero nel 1987, dopo l'esperienza al Parma. Resterà fino al 1991, vincendo uno Scudetto, una Supercoppa Italiana, e soprattutto sei coppe al di fuori dei confini italiani (due Champions League, due Supercoppe Uefa, due Coppe Intercontinentali). La seconda parentesi rossonera non fu altrettanto soddisfacente: richiamato da Silvio Berlusconi nel dicembre del 1996, abbandonando così la nazionale, non riuscì a ripetersi. Appena tornato subito l'eliminazione dalla Champions League per mano del Rosenborg, poi alcuni risultati negativamente clamorosi come il 6-1 patito contro la Juventus. Chiuderà all'11simo posto, fuori dalle coppe europee sarà il peggior piazzamento di sempre dell'era Berlusconi.

Capello-Milan

Fabio Capello chiude la carriera da calciatore e inizia quella da allenatore al Milan. Dopo aver fatto la gavetta nelle giovanili, nel 1986/87 diventa prima il vice di Nils Liedholm, poi all'esonero dello svedese divenne tecnico ad interim. Dopo un intermezzo dirigenziale, sedette sulla panchina rossonera da allenatore 1991 al 1996. Cinque anni in cui Capello ottenne ben quattro Scudetti, tre Supercoppe Italiane, una Champions League e una Supercoppa Uefa. Dopo un anno al Real Madrid, Capello decide di tornare in rossonero richiamato da Berlusconi: accettare quell'offerta, per sua stessa ammissioni, fu uno degli errori più grande della sua vita. La stagione del Milan fu disastrosa: decimo posto in campionato, mancata qualificazioni alle coppe europee. L'esonero a fine anno fu inevitabile.

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