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Superlega, i dieci principi: "60-80 squadre, con promozioni e retrocessioni"

Il decalogo presentato da Bernd Reichart, amministratore delegato di A22, a valle di mesi di dialogo con club e parti interessate sulla struttura e sulle basi del nuovo torneo

La Superlega ha presentato un nuovo decalogo. Lo ha fatto attraverso Bernd Reichart, amministratore delegato di A22 (la società promotrice, appunto, della Superlega), che ha messo nero su bianco una lista dei principi "che dovrebbero definire il quadro di una futura competizione europea per club". Si tratta della presentazione dei risultati preliminari della prima fase di un dialogo che è iniziata a ottobre "con 50 club europei e altre parti interessate. La maggior parte di loro condivide la preoccupazione che le fondamenta stesse del calcio europeo sono in pericolo". In un video Reichart spiega che "le nostre discussioni hanno reso chiaro che spesso i club non sono in grado di esprimersi pubblicamente contro un sistema in cui la minaccia di sanzioni viene usata per reprimere l’opposizione Sono emerse conclusioni chiare sulla necessità di un cambiamento e sugli elementi costituitivi per realizzarlo. Abbiamo distillato il feedback in dieci principi, che dovrebbero definire il quadro di una futura competizione europea per club. È chiaro che c’è ancora molto lavoro da fare e che il dialogo continuerà. Stiamo entrando nella fase decisiva per la futura governance del calcio europeo per club".

Torneo da 60-80 squadre con promozioni e retrocessioni

Il primo principio enunciato è "la base ampia e meritocratica" della competizione: "il campionato europeo di calcio deve essere una competizione aperta, con più divisioni e da 60 a 80 squadre" e che permetta "una distribuzione sostenibile dei ricavi lungo tutta la piramide". Una delle principali criticità del progetto iniziale, quella legata appunto ai criteri d'accesso, verrebbe superata: "la partecipazione - si legge - dovrebbe essere basata sul merito sportivo; i club dovrebbero essere soggetti a promozioni e retrocessioni annuali e non dovrebbero esserci membri permanenti. Una qualificazione aperta basata sui risultati nazionali garantirebbe accesso alla competizione ai club emergenti, mantenendo al contempo le dinamiche competitive a livello nazionale".

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