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Mihajlovic, Scudetti e coppe con Lazio e Inter e la Champions con la Stella Rossa

Lo storico ex difensore ed allenatore, scomparso a 53 anni dopo una lunga malattia, ha conquistato in carriera 16 trofei, di cui 4 internazionali

Mihajlovic e le avventure con Bologna, Catania, Fiorentina, Serbia e Sampdoria

Ironia del destino, il primo club del Mihajlovic-allenatore sarà anche l'ultimo: il Bologna. Subentrato a Daniele Arrigoni il 3 novembre 2008 ed esordendo 5 giorni dopo in un 1-1 contro la Roma, verrà esonerato e sostituito da Papadopulo il 14 aprile 2009, dopo quattro sconfitte consecutive, l'ultima delle quali un pesante 4-1 interno subito per mano del Siena. I 20 punti conquistati risulteranno comunque decisivi per la salvezza del club felsineo. Tornerà in sella l'8 dicembre, rilevando Atzori sulla panchina del Catania e, dopo il ko all'esordio con il Livorno, regalerà al pubblico siciliano uno storico successo a Torino con la Juventus che mancava dal 1963. Il 12 marzo 2010, poi, battendo l'Inter, interromperà un digiuno di vittorie dei rossazzurri contro la formazione meneghina che durava da 44 anni. Il 9 maggio, con il pareggio nello scontro diretto con il Bologna, otterrà l'aritmetica salvezza e la domenica successiva, all'ultima di campionato, il successo sul Genoa regalerà il record di punti in Serie A (46, di cui 35 conquistati da MIhajlovic in 23 partite). Dimessosi con una lettera inviata alla società, prosegue la propria carriera alla Fiorentina, al posto di Prandelli, in una stagione, quella 2010-11, che lo inserisce nel lotto dei possibili successori di Mourinho all'Inter. Resterà fedele alla causa viola, fino all'esonero del 7 novembre dopo un ko con il Chievo, sostituito da Delio Rossi. Il 21 maggio 2012 accetta la corte della nazionale serba ma, dopo 7 vittorie, 4 pareggi, 8 sconfitte e la mancata qualificazione ai Mondiali di Brasile 2014, il 20 novembre 2013 abbandona l'incarico per tornare ad allenare in Serie A.

Mihajlovic, le esperienze con Sampdoria, Milan, Torino, Sporting Lisbona e il ritorno al Bologna

Nel medesimo giorno in cui annuncia le dimissioni da ct della Serbia, Mihajlovic viene presentato dalla Sampdoria, tornando al club blucerchiato oltre 15 anni dopo l'addio da calciatore. Vi rimarrà due stagioni con un 12° posto nella prima - portando la media punti da 0.75 a 1.38 dopo il suo arrivo - e un bellissimo 7° piazzamento nella seconda, dopo essere stato a lungo in corsa per una qualificazione in Champions League, che gli varrà il premio 'Football Leader-Allenatore dell'Anno'. Il 16 giugno 2015, 'ferendo' i suoi vecchi tifosi interisti, passa alla guida del Milan, avendo il merito di lanciare 'un certo' Gianluigi Donnarumma. Conquista la finale di Coppa Italia ma, a causa della sconfitta con la Juventus, il 12 aprile 2016 viene sollevato dall'incarico, sostituito da Brocchi. Per la stagione 2016-17 prende il posto di Ventura sulla panchina del Torino e, con 29 punti al termine del girone d'andata, segna il record di punti dell'era Cairo (29). Terminerà la prima stagione in nona posizione, mentre la seconda si interromperà il 4 gennaio 2018, all'indomani del ko nel derby valido per i quarti di Coppa Italia. La prima ed unica esperienza lontana dai confini italici durerà appena 9 giorni, a causa di alcune incomprensioni con il presidente dello Sporting Lisbona, e tornerà in carreggiata il 28 gennaio 2019 a Bologna, laddove era iniziata la sua carriera da allenatore. Un decimo, due dodicesimi e un tredicesimo posto saranno i risultati conseguiti nelle prime quattro stagioni in Emilia, fino al recente esonero, lo scorso 6 settembre, che ha fatto sollevare non poche polemiche tra addetti ai lavori e non, anche alla luce dell'evoluzione della malattia. La dirigenza felsinea ha comunque espresso la propria gratitudine per lo splendido lavoro svolto, sottolineando come Mihajlovic non volesse alcun trattamento privilegiato a causa delle sue condizioni di salute, pretendendo di essere giudicato solo e soltanto per i risultati ottenuti all'interno del rettangolo verde di gioco.

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