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Reichart, l'intervista: "Serve una riforma: la Superlega si farà"

L'amministratore delegato di A22, società che si occupa di portare avanti il progetto. spiega: "il calcio europeo rischia di sparire"

Esiste, dunque, un nuovo format della Super League? Ce lo può spiegare?

"No, esiste una nostra idea, che si basa su un torneo aperto, con retrocessioni e promozioni, che possa essere più attraente per il pubblico, più coinvolgente e meglio spendibile a livello globale. Ma siamo qui per ascoltare, per analizzare le idee di tutti e non per imporre un format, ma per costruirlo insieme".

Il vostro progetto si potrebbe definire un campionato dell’Unione Europea?

"I regolamenti dentro i quali ci muoviamo sono quelli dell’Unione, quindi sì, si potrebbe definire anche in quel modo, ma il nostro è un modello inclusivo, quindi non ci sono preclusioni di alcun tipo".

Quanto influirà sul suo lavoro il pronunciamento della Corte Europea sul presunto monopolio dell’Uefa?

"Noi vogliamo migliorare il calcio europeo. Questo è il nostro obiettivo, indipendentemente da quanto deciderà la Corte. È ovvio che la Corte, molto probabilmente, darà una cornice dentro la quale si dovrà costruire il futuro del calcio europeo".

Molti affermano che quel pronunciamento potrebbe avere lo stesso straordinario impatto del pronunciamento che portò alla Legge Bosman. È d’accordo?

"Ho sentito che lo dicono in molti. Direi che potrebbero avere ragione".

In compenso in Spagna la Liga minaccia scioperi contro la Superlega e in Germania la Bundesliga esprime ancora perplessità. Cosa pensa di queste reazioni al rilancio del vostro progetto?

"Non credo che ci sia necessità di commentare".

"Superlega, Liga pronta allo sciopero"

Andrete a parlare anche da Ceferin?

"Certo. Beh, se lui vorrà ovviamente. Al momento gli abbiamo spedito una lettera che lui ha ricevuto e ha fatto sapere che risponderà a tempo debito. Aspettiamo".

E dalla Fifa?

"Certamente. Parleremo con tutti coloro che hanno a cuore il futuro del calcio europeo, che è un problema anche di cultura. Il calcio è l’unico sport veramente globale nel mondo. È nato in Europa e si è espanso ovunque nel corso del secolo scorso, ora affronta una crisi di interesse, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Possiamo ignorarla, ma il risultato è che il calcio europeo finirebbe per diventare sempre meno rilevante e l’Europa stessa perderebbe un elemento importante della sua cultura".

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