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Easier Project: "Il calcio ha un segreto e noi lo conosciamo"

A tu per tu con Nico Olivieri e Matteo Gatto, ideatori del progetto che punta a rivoluzionare lo sport ai massimi livelli: "L'eccellenza è una condizione normale, non un traguardo"

Parli di negatività, di fallimento. Come si coniuga questa visione di eccellenza con quello che è il lato oscuro della medaglia sportiva? Dove si trova l'errore, la sconfitta, in questo discorso?
"Gestire le paure, la pressione, non è quello che facciamo. Ci siamo accorti che quando si è al massimo tante cose a cui si pensa di dover dedicare energie, per cui perdiamo tanto tempo e risorse, cose come la motivazione, la resilienza, saper reagire subito all'errore, alla sconfitta, etc., in realtà si è perfettamente equipaggiati per affrontarle. E quando lo vedi è stupefacente rendersene conto, dire "wow, era davanti al mio naso e non lo vedevo". Se sei a gonfie vele, anche l'errore, la sconfitta, in qualunque campo - al lavoro come in una partita - lo vedi in maniera diversa, lo superi senza starci sopra, cambia la percezione, non c'è niente da applicare. Un esempio che può aiutare a capire è quello del temporale: nei tempi primitivi, quando non si conoscevano le leggi fisiche, si attribuivano i fenomeni meteorologici a decisioni di divinità, si creavano rituali per influenzarli eccetera… oggi siamo ancora in tempi primitivi in termini di comprensione del nostro potenziale umano e di quanto questo possa farci paura proprio perché non conosciuto, come poteva far paura un tuono o un lampo".

"Alzare l'interruttore principale è alzare il livello nel calcio"

"Se io non so che c'è questa leva a monte, prendo i problemi a uno a uno e ti aiuto a superare lo sconforto, a ritrovare la motivazione, a ridarti prospettiva, creatività, empatia, coraggio, sicurezza… ed è giusto, perché se non so che c'è questa variabile madre, è il massimo che posso fare. Posso provare a lavorare su tutte queste cose una a una manualmente: hai avuto l'infortunio, il brutto voto, non segni da x partite, etc… Oppure. Oppure posso mostrarti l'interruttore principale, guarda, c'è il "levone", il salvavita. E poi chiaramente c'è il lavoro, che con la leva generale alzata si può fare nella maniera migliore possibile. Se le leve sono già su, se i giocatori sono su alti livelli, carichi, pensa che allenamenti vengono fuori. Pensa quanto un allenatore può fare la differenza cercando un cambio tattico, pensa un preparatore atletico quanto può lavorare meglio senza demotivazione, nervosismo, muscoli contratti...".

Abbiamo aperto con l'Easier, chiudiamo col Project: dove si direziona tutto questo?
"Questo è un progetto perché questa cosa non è nostra, semplicemente la sappiamo fare e la vogliamo portare nel mondo del calcio perché essere al proprio meglio è contagioso. Una persona che è al suo meglio ha un impatto anche sugli altri, nel nostro lavoro l'abbiamo sentito spesso dai nostri clienti ("Ah guarda, sai che mia moglie/mio capo/mio collega mi ha detto: ma che hai di diverso?"). Questa diversità si percepisce, anche gli altri la sentono. E portarla in una squadra di calcio, in un gruppo di persone che deve essere connesso, sentiamo che può fare doppiamente la differenza. E una squadra gioca, una squadra che entra in questa dimensione, con questa connessione, quest'energia, quest'impatto dell'essere al proprio meglio tu la vedi sul campo, si trasmette al pubblico che guarda, è nel pacchetto diciamo, c'è l'aspetto personale dell'individuo anche fuori dal campo. Il calcio è un grande amplificatore, per noi è quasi ovvio portarlo qui, perché questo progetto può fare la differenza per calciatori, allenatori, società e tutte le persone coinvolte".

"Mi viene sempre in mente Maradona che fa il secondo gol all'Inghilterra e Victor Hugo Morales che fa la radiocronaca e crea una poesia sul momento, che fa venire la pelle d'oca. Mi piace pensare che l'ispirazione di Maradona ha ispirato Morales, è quella roba lì che noi cerchiamo. E' un progetto che non si ferma a noi, chi lavora con noi entra a farne parte. Le conversazioni che abbiamo in corso sono tante con club di alto livello e vediamo che c'è grande interesse: sanno di cosa parliamo e ne vogliono sapere di più. Come se in questo mondo non ci avessero mai guardato, come se la considerassero incomprensibile".

"Lavoriamo già in Serie A. E facciamo parlare esperienze e risultato"

"Abbiamo avuto la fortuna di lavorare da sette anni ad alto livello: grandi management, aziende, imprenditori, in progetti con le Nazioni Unite, l'Unione Europea, la FAO, la Bocconi, per dirne alcuni. Siamo entrati velocemente nel calcio perché facciamo parlare l'esperienza e i risultati. Già lavoriamo con dirigenze di calcio di Serie A. Il lato romantico del nostro lavoro è che questa conversazione è l'unica cosa che all'interno di un club accomuna tutti, tutti che esplorano la marea, a capire come si fa a stare con le vele spiegate. Il resto sono cose diverse, vite completamente diverse, ma questa è una cosa che ci accomuna tutti. È importante sottolineare che noi non ci poniamo come possessori della conoscenza. Facciamo solo guardare le persone, alle conclusioni poi ci arrivano loro. Offriamo una nuova comprensione della performance. La trasformazione, il progresso, il miglioramento di qualsiasi settore nasce sempre da una nuova comprensione. Alla fine del nostro percorso hai più elementi per comprendere, per capire".

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