ROMA - La moglie di Paolo Rossi, Federica Cappelletti, ha parlato del suo Pablito a pochi giorni dall'anniversario della sua comparsa (9 dicembre 2020). La giornalista ha voluto sottolineare quando Paolo manchi non solo in famiglia: "Ora che inizio a 'risvegliarmi' capisco quanto fosse trasversale la sua popolarità. Sto ricevendo tante lettere e messaggi di affetto perché Paolo non è mai stato un personaggio divisivo - aggiunge - ho apprezzato la proposta del presidente della Figc, Gabriele Gravina, di intitolargli l'Olimpico. È un'idea bella e giusta, è lo stadio della Nazionale e lui viveva per quella maglia. Vorrei essere ricordato così".
Il vaccino
Secondo la scrittrice Paolo sarebbe stato in prima fila per promuovere la campagna vaccinale: "Se potessi rivederlo mi piacerebbe capire cosa pensa di quello che succede, del periodo che stiamo vivendo. Quando già stava male Paolo ha fatto tanti tamponi e si augurava che il vaccino contro il Covid arrivasse prima possibile. Non è riuscito a riceverlo, ma sarebbe stato un convintissimo testimonial della campagna di immunizzazione".
L'eredità
Infine un pensiero al Rossi calciatore e al suo lascito: "Paolo non vedeva un suo possibile erede perché lui aveva una caratteristica innata, giocava con la testa prima che con i piedi. Diceva 'io cercavo di capire in anticipo dove sarebbe arrivata la palla e mi facevo trovare pronto. Allenatore? Aveva ricevuto delle proposte, alcune anche importanti ma è uscito di casa a 16 anni e fino ai 32 ha vissuto tra un ritiro e l'altro. Ne aveva abbastanza. Voleva una vita diversa". Conclude: "Il suo ascito sono i valori ai quali non ha mai rinunciato, a cominciare dal fair play. Sentiva di portare una grande responsabilità: 'Sono un simbolo e tutto ciò che dico diventa un messaggio'".