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Il premio Rossi al capocannoniere

Claudio Zamagni

L’onda, partita anche da Tuttosport - e sostenuta dal placet di Giovanni Malagò, presidente del Coni («È una buona idea») -, si ingrossa sempre di più. L’Italia, oltre a tributare milioni di grazie a Pablito per quanto fatto in Spagna nell’estate del 1982, ha già la possibilità di trasformare in un gesto concreto tutto questo amore. Che, per l’uomo capace di fare piangere il Brasile con la sua iconica tripletta, può tradursi in un riconoscimento tangibile da parte della Federcalcio e della Lega Serie A: intitolare al suo nome il titolo di capocannoniere del campionato. Il Re dei Bomber, sarebbe così per sempre accomunato al nome di Paolo Rossi. Un atto dovuto anche per il suo curriculum. Perché Rossi, oltre che dell’indimenticato Mundial (quando segnò pure 2 gol alla Polonia in semifinale e uno alla Germania in finale per un totale di 6, exploit che gli valse Pallone d’Oro e Scarpa d’Oro), è stato capocannoniere prima del campionato di Serie B (21 gol con il Vicenza nel 1976-1977), quindi della Serie A (24 sempre con i biancorossi nel 1977-1978) e infine dell’edizione della Coppa dei Campioni 1982-83 (6 reti con la Juve). Pablito poi, rispetto ad altri grandi del passato e ugualmente meritevoli del riconoscimento, è ancora oggi nell’immaginario di tutti il centravanti per eccellenza, capace - anche con l’astuzia e il senso del gioco - di esaltarsi in area di rigore senza avere muscoli da culturista o un fisico da superatleta. Un modello a cui ambire e ispirarsi. E un premio nel quale rispecchiarsi con orgoglio dato il nome scritto in calce.

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