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Coronavirus, Castellacci: "Un nuovo positivo dopo la ripresa? Sarebbe una catastrofe"

L'ex medico della Nazionale italiana maggiore avverte: "Ci vuole molta precauzione" Poi prende d'esempio la Cina: "Lì hanno risolto tutto in maniera drastica, draconiana. In Italia si fanno mille polemiche"

TORINO - Enrico Castellacci, presidente dell'associazione medici italiani di calcio, nonchè ex medico della Nazionale italiana maggiore, intervenendo ai microfoni di Radio Bruno, a proposito del ritorno in campo è stato chiaro: "Un caso di Coronavirus dopo la ripresa del campionato sarebbe una catastrofe...In Cina sono due mesi in anticipo rispetto a noi, hanno appena ripreso ad allenarsi e non hanno ancora deciso la data di ripresa del campionato". Castellacci ha raccomandato massima precauzione: "Capisco che portare a termine questo campionato tamponerebbe un po' la debacle finanziaria, però ci vuole buonsenso, non solo civico ma anche medico". Intanto in Germania alcune squadre, come il Bayern Monaco, hanno ripreso ad allenarsi. "Onestamente non condivido molto - commenta Castellacci -. Il calcio è uno sport di contrasto, si possono fare allenamenti tecnici, tattici ma prima o poi la partitella va fatta. Non è facile tener lontano un virus anche se si adottano determinate misure negli allenamenti". Tornando in Italia, Castellacci dice: "Il mondo del calcio non è solo serie A, ci sono B, C e D e una squadra della terza serie non può avere lo stesso potenziale delle squadre di A".

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Castellacci: "In Italia mille discussioni"

Il presidente dell'associazione medici italiani di calcio prende d'esempio la Cina. "Lì hanno risolto tutto in maniera drastica, draconiana, hanno chiuso subito il campionato e la Champions League. Lì c'è un potere centralizzato quindi è tutto più facile perchè arriva un parere dall'alto e non si discute. In Italia ci sono mille polemiche, mille discussioni. Tempo fa dissi che il campionato italiano andava sospeso ed invece si giocava ancora. Siamo ancora lontani dal tornare alla normalità, si cerca di dare delle date, si fanno dei programmi per il futuro, ma bisogna rischiare il meno possibile".

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