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Quando allenarsi in A? Dilettanti allo sbaraglio, parte terza

Non c’è niente da fare. Dopo le invereconde sceneggiate del periodo 29 febbraio-8 marzo, superstar Lega Serie A e Ministro per lo Sport, con le partite a porte chiuse, a porte aperte, rinviate, sospese, giocate, di nuovo sospese, ci eravamo illusi che il circo del pallone avesse chiuso. Macché. Si era detto: toccato il fondo, c’è sempre qualcuno che comincia a scavare. Oggi si deve dire: hanno già aperto le gallerie. Attorno a uno dei tavoli di lavoro insediati dalla confindustria del calcio per fronteggiare l’Emergenza Virus, è andato in scena un dibattito assurdo, ma così assurdo che, al confronto, Ionesco è un aspirante direttore di palcoscenico. Secondo voi, è normale che nel pieno dell’epidemia, nel giorno in cui la Protezione Civile annuncia 627 nuovi decessi e 4.670 nuovi casi di positività, alcune società del massimo campionato vogliano ricominciare gli allenamenti lunedì 23 marzo? È normale che queste società si balocchino con l’allucinante proposta, nel giorno in cui il ministro per la Salute, Roberto Speranza, firma un’ordinanza con la quale consente «di svolgere individualmente attività motoria nei pressi della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona», ma vieta «di svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto» e chiude parchi, ville, giardini pubblici, aree giochi? No che non è normale. È fuori da ogni logica.

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