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Juventus, non basta Dybala. La Lazio vince la Supercoppa italiana

ANSA

La squadra di Inzaghi vince 3-2: doppiette di Immobile e dell'argentino, risolve Murgia al 93'

TORINO - La rabbia post Cardiff menzionata da Allegri alla vigilia? Poche tracce. L'orgoglio, almeno quello, s'è visto nella rimonta resa inutile dal gol-partita di Murgia al 4' minuto di recupero. Al termine di una partita folle, prima dominata dalla Lazio e poi ripresa per i capelli dalla Juve, l'Olimpico incorona i biancocelesti che per una sera si sentono in paradiso e spedisce la Juventus nel purgatorio, perché a metà agosto è troppo presto parlare di inferno. La Supercoppa va ai capitolini (3-2), mentre i bianconeri replicano Doha perdendo la seconda edizione di fila. E il tecnico livornese medita: al di là delle sue scelte, questa squadra fatica a ingranare. Fiacca, bolsa, molle, a parte i due vani guizzi di Dybala.

L'ILLUSIONE – Allegri, come previsto, antepone la tradizione alle innovazioni: nessun nuovo acquisto in campo, Barzagli terzino, Benatia “alla Bonucci” e Chiellini al suo fianco. Con Buffon in porta, la BBBC insomma esiste ancora. Inzaghi, dal canto suo, consegna a Leiva le chiavi della regia: la prima uscita del “nuovo Biglia” non dispiace, al netto di un fallo su Cuadrado che sa di cartellino arancione. L'avvio è illusorio, perché la Juve parte subito all'arrembaggio: Alex Sandro serve un assist spettacolare a Cuadrado, altrettanto spettacolare la respinta di Strakosha che qualche secondo dopo si ripete su Dybala (novello numero 10 dal piede già caldo) e Higuain dalla distanza. Tre interventi del nazionale albanese in un minuto, niente male. La Lazio man mano prende le misure aggirando i bianconeri sulle fasce, Pjanic, Khedira e Mandzukic giocano sotto ritmo, Benatia rassicura il popolo juventino dopo un pasticcio difensivo: non sarà l'unico. Prevale una sensazione strisciante per quanto banale: a centrocampo manca una “belva”.

CIRO SHOW - La svolta alla mezz'ora: altro buco su palla persa e difesa scoperta (difetto già visibilissimo nei test estivi), Buffon frena Immobile che per la verità sembra già in caduta e ottiene ciò che vuole: il contatto con l'avversario. Ammonizione corretta, rigore per i biancocelesti e il bomber griffa il vantaggio dal dischetto. Qualcosa di storico, se la Lazio aveva beffato la Juve per l'ultima volta nel maggio 2015 (Radu in finale di Coppa Italia). Il capitano bianconero si riscatta immediatamente su Basta e Leiva con due interventi da urlo. Sugli scudi, nel mezzo della battaglia, il serbo Milinkovic-Savic, autore dell'assist decisivo per Immobile e del tacco a liberare Basta al tiro. La reazione bianconera è inesistente, le praterie spalancate ai biancocelesti sono qualcosa di mai visto prima su questi schermi, Cuadrado fa rimpiangere il Dani Alves dei tempi migliori (anche perché il gioco delle sovrapposizioni non può funzionare se Barzagli è il terzino designato) e l'aggressività altrui obbliga la Juve a rinculare troppo spesso. Questione di concentrazione assente, e pure di una condizione fisica non ancora sufficiente per reggere l'impatto di un match da dentro o fuori, nei pressi di Ferragosto.

RIMONTA INUTILE - Stessa Juve nel secondo tempo dopo prevedibile “cazziatone” di Allegri negli spogliatoi. Ma il lento ciondolare di Pjanic e Khedira, perennemente ingabbiati, non appare rassicurante. L'avvio dell'azione è da film dell'orrore. E il raddoppio laziale è inevitabile: cross di Parolo, Benatia e Barzagli saltano a vuoto, Immobile in solitaria la mette ancora dentro: 2-0. A quel punto è altrettanto inevitabile procedere con i cambi: via Benatia e Cuadrado, dentro De Sciglio e Douglas Costa. Fa un po' tristezza Higuain, poco assistito ma per nulla incisivo. E' l'ex Shakhtar a scuotere i compagni. Pjanic calcia male anche le punizioni: a quelle, per fortuna della Juve, pensa Dybala con un sinistro a giro da marziano del calcio, pur con una barriera laziale da matita rossa. Nel frattempo era già entrato Bernardeschi (per Mandzukic), coinvolto nel disperato tentativo di rimonta finale. Che riesce con la Joya, su rigore per fallo di Marusic su Alex Sandro. Murgia, però, sigilla il 3-2 al 94': Lukaku slalomeggia su De Sciglio e il talento biancoceleste anticipa Bernardeschi. L'Olimpico esplode, la Juve implode. E un'altra Supercoppa è andata...

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