Il futuro dell'Italbasket è in ottime mani. Quelle di Alessandro Pajola, che ha ricevuto da Nik Melli l'ideale investitura. E di Matteo Spagnolo che giovedì a Istanbul contro la Turchia è stato il secondo miglior marcatore degli azzurri con 14 punti nel successo che ha consegnato alla Nazionale la vetta assoluta nel girone B delle qualificazioni: «Avevamo tutti ottime sensazioni per quella partita - commenta Spagnolo, 22 anni compiuti lo scorso 10 gennaio -. Ci conosciamo ormai da un po' di tempo e sapevamo che avremmo giocato al 100%. Abbiamo capito che esprimendoci così in campo, con determinazione e continuità, possiamo vincere contro tutti. La Turchia è una squadra d'alto profilo, con giocatori NBA e di Eurolega, sappiamo di cosa è capace e l'abbiamo studiata bene al video. Proprio la forza dei nostri avversari è stata uno stimolo in più».
Manca un'ultima gara, anche se ininfluente, contro l'Ungheria domani a Reggio Calabria.
«L'errore peggiore che potremmo commettere è entrare in campo sottovalutando l'impegno. Al contrario, dovremo essere agguerriti come avvenuto in Turchia, giocare sin dal primo minuto con l'energia che ormai ci contraddistingue».
Lei sta vivendo una stagione di consacrazione, anche in Eurolega.
«Continuo ad accumulare minuti in campo, cercando sempre di ricavarne qualcosa di utile. Soprattutto esperienza ma anche consapevolezza nei miei mezzi. Giocare aiuta lo sviluppo, anche a costo di sbagliare qualcosa».
A Berlino ha trovato una dimensione ottimale per questa sua maturazione.
«Sto finendo il secondo anno all'Alba, un periodo davvero positivo in cui ho avuto l'opportunità di esprimermi al massimo livello europeo. Era il passo giusto da fare per la mia carriera, potendo giocare minuti veri in un campionato importante e in Eurolega. Non potevo prendere decisione migliore».
E la NBA? Minnesota ha speso una seconda scelta al Draft tre anni fa e potrebbe chiamarla.
«Diciamo che la NBA non è un obiettivo assoluto. Semmai è qualcosa che è lì, un'opportunità che attende il momento giusto perché possa o meno concretizzarsi. Serve anche un pizzico di fortuna, ma attenderò che tutti i tasselli del puzzle siano al loro posto».
Parlando del suo passato, domenica scorsa la Trento di Paolo Galbiati ha vinto la Coppa Italia: vi siete sentiti?
«Gli ho fatto personalmente le congratulazioni. Coach Galbiati è un grande professionista, la persona che ha creduto in me facendomi iniziare questo percorso da professionista quando mi lanciò diciottenne da titolare in Serie A con Cremona. Ma sono legato anche ad altre persone di Trento come Toto Forray e Andrea Pecchia, quindi mi ha fatto davvero piacere questo risultato».
A proposito di giovani: lei è stato un'eccezione da titolare appena maggiorenne. Cosa serve per un cambio di mentalità?
«Non penso che ci sia bisogno di lanciare messaggi in particolare. I ragazzi di talento ci sono, devono soltanto farsi trovare pronti, lavorare tutti i giorni con professionalità. E gli allenatori non dovrebbero guardare alla presunta inesperienza per decidere i minutaggi: se un giovane ha delle qualità, queste vanno valorizzate».
In estate si giocherà Euro 2025: questa maglia azzurra vuol tenersela stretta?
«Certo, la divisa della Nazionale trasmette emozioni incredibili. Punto a mantenere un posto nei dodici, farò di tutto per meritare l’inclusione nella squadra che giocherà gli Europei».