Il tricolore torna dove la storia lo ha spesso trovato negli ultimi vent'anni: a Schio. Il Famila Wuber è di nuovo campione d'Italia, per la tredicesima volta nella sua gloriosa storia. Nella decisiva Gara-5 della finale Scudetto, le arancioni hanno superato con autorevolezza l'Umana Reyer Venezia con il punteggio di 73-61, conquistando un titolo che premia la solidità di un progetto tecnico e sportivo senza eguali nel panorama cestistico femminile italiano. In una partita comandata dall'inizio alla fine, le ragazze di coach Georgios Dikaioulakos hanno subito imposto il loro ritmo, segnando con continuità e difendendo con intensità; Venezia ha avuto un sussulto nel terzo quarto, ma non è bastato, poiché ogni volta che le orogranata hanno provato ad alzare la voce, Schio ha risposto con l'esperienza di chi sa come si vincono le partite decisive. In casa Famila non si trema: si vince.
Protagoniste
La protagonista della serie è stata Janelle Salaün, incoronata meritatamente MVP delle Finali; la francese ha brillato per intensità, versatilità e concretezza. Difesa, rimbalzi, punti pesanti: la sua firma è impressa in ogni angolo del parquet. Accanto a lei, un'altra figura-simbolo: Giorgia Sottana che con questo successo raggiunge la straordinaria quota di sette scudetti in carriera, sei dei quali conquistati con la compagine scledense. È il coronamento di un percorso da leader carismatica e determinante, con la solita classe mista a freddezza nei momenti topici. Per coach Georgios Dikaioulakos, tecnico greco ormai adottato dalla piazza vicentina, si tratta del terzo tricolore personale. Un timoniere abile nel gestire un roster profondo e nel valorizzare ogni giocatrice. La sua Schio è organizzata, disciplinata, ma anche capace di colpi di genio. Questo trionfo, però, è il frutto di un'intera squadra; un gruppo compatto, completo, capace di adattarsi a ogni avversario e di reagire anche nei momenti più complessi della stagione. Fondamentale il contributo di Dorka Juhász, dominante sotto i tabelloni e lucida nelle letture; splendida la crescita di Costanza Verona, capace di dare energia e ritmo nei momenti chiave; Kitija Laksa ha confermato la sua fama di tiratrice micidiale, colpendo nei momenti più delicati. E poi Jasmine Keys, motore silenzioso ma decisivo, Ivana Dojkic, elegante e concreta, Olbis Andrè, imponente nel pitturato. Non va dimenticato il contributo delle giocatrici meno utilizzate in questa finale ma importantissime nel percorso stagionale: Martina Bestagno e Carlotta Zanardi hanno sempre risposto presente, mentre Martina Crippa e Ilaria Panzera, ferme per infortunio, hanno continuato a vivere la squadra con dedizione, rappresentando il cuore pulsante del gruppo.
Festa
Al suono della sirena finale, il PalaRomare è esploso in una standing ovation che sa di abbraccio collettivo. Dirigenti, staff, giocatrici, tifosi: tutti uniti sotto un unico colore, l'arancione della vittoria. Per la società del presidente Marcello Cestaro è l'ennesimo trofeo in una bacheca che ormai non conosce limiti; più di tutto, è la conferma di un'identità vincente costruita nel tempo, fatta di passione, programmazione e amore per il gioco. L'Umana Reyer Venezia esce sconfitta, ma a testa altissima. Le ragazze di coach Andrea Mazzon hanno giocato una serie generosa, dimostrando coraggio e qualità; hanno costretto le avversarie a una finale lunga, fisica e per larghi tratti hanno saputo rispondere colpo su colpo. La Reyer conferma di essere una realtà solida e ambiziosa del basket italiano: non è solo una rivale, è una presenza fissa ai vertici. Tuttavia, ancora per quest'anno è Schio a festeggiare e con merito. Il tricolore è di nuovo lì dove è di casa.