Nella Famila Schio che venerdì a Praga riporterà l’Italia alla Final Four di Eurolega femminile di basket dopo 21 anni, spicca un’azzurra che brilla in campo (14 punti più 8 rimbalzi e 18 punti più 6 rimbalzi nelle ultime due gare dei quarti contro Valencia), quanto fuori. Jasmine Keys a 25 anni ha già conseguito la Laurea magistrale in Psicologia e su Tiktok ha 350mila followers. Soprattutto è una ragazza ricca di ironia e con una storia da raccontare. È lei a presentare l’avventura delle venete ce debuttano con il Fenerbahce alle 15 sperando di sfi dare poi la vincente tra Praga e Mersin.
Jasmine, la sua grande stagione coincide con l’impresa di Schio.
«E io sono molto contenta per i risultati che stiamo raccogliendo, Coppa Italia compresa. Mi piace pensare di essere utile in qualche modo, anche perché stiamo facendo un lavoro pazzesco. Segnare non è tutto, preferisco esprimermi in quello che non si vede nelle statistiche, anche perché ciò che appare nelle statistiche non è il meglio che io sappia fare».
L’ha buttata nell’autoironia: è un valore della sua vita?
«L’autoironia è una forza che mi ha sempre aiutato, anche quando non andava bene. Lì per lì la buttavo sul ridere, ripensandoci adesso che vivo una fase più introspettiva magari no, ma l’autoironia mi ha aiutato. E per quanto riguarda l’ironia, sì, la cerco nelle persone. Non riesco a frequentare chi non ha senso dell’umorismo. Stuzzico i permalosi».
Fase d’introspezione, chiarisca.
«Da adolescente s’immagina la vita, si progetta: “a 25 anni sarò indipendente, a 28 sposata e a 30 madre”. Dopo 10 anni ti confronti con le aspettative. Indipendente lo sono, anche se adesso mi trovo su una sedia in pantaloni della tuta, pantofole e mi preparo per i videogiochi».
Lei aveva una rubrica su Twitch.
«Sui videogiochi della Nintendo. Mi piaceva pensare che qualcuno la trovasse utile, si confrontasse. Ora mi manca il tempo, ma abbiamo tenuto un gruppo su Telegram. È bello, dei social mi piace il contatto con le persone che conosco con cui ho qualcosa da condividere, associo le facce di quelli con cui mi confronto. Il seguito in sé non mi interessa».
Si intuisce che per Jasmine l’originalità sia un pregio.
«Nell’adolescenza si è fragili però io ho sempre cercato di non essere come tutti. Per me l’originalità è un pregio, però non è detto che gli altri la vedano così. E si rischia di sentirsi esclusi».
Lei si è mai sentita esclusa? Magari per il colore della pelle?
«Sì, alle medie per esempio, quando si formano i gruppi, ci si divide tra maschi e femmine: io non avevo ancora un corpo sviluppato, avevo una chioma enorme di ricci, mai a posto, mi vestivo come uno skater. Episodi di razzismo però non ne ho mai vissuti, se non una volta con un mio amico: ho reagito tirandogli un cazzotto. Lo so che non si fa».
Laureata in psicologia.
«Da poco ho conseguito la Laurea magistrale in Clinica e Riabilitazione. Amo leggere e studiare. Mi piace fare tante cose per non pensare soltanto al basket. Mi devo distrarre, sono fatta così».
Come si vive da soli?
«Sono a 45 minuti da casa di mia mamma. Ma da soli si vive benissimo. Sia chiaro, mi piacciono le persone, però amo i miei spazi, restare in poltrona col mio gatto».
Cosa fare per rendere più popolare il basket femminile?
«Dovremmo renderci un po’ più interessanti, essere più sfacciate, creare più personaggi. E poi far comprendere al pubblico e al mercato, che il nostro basket è diverso, non possiamo schiacciare a due mani dopo avvitamento. Ma c’è tecnica, tattica, agonismo».
Videogiochi: quali preferisce?
«Tutti, da i Call of Duty fino a quelli in cui devi accarezzare i gatti o curare le piante. Appena esce un pokemon devo comprarlo. E poi Super Mario bros. Ho appena visto il film e mi è piaciuto tanto. Io nella mia vita non sono tanto competitiva, non mi muove questo desiderio, ma con i videogiochi mi trasformo».
Gioca a basket e non è competitiva?
«Tengo a vincere eccome e a Schio c’è un ambiente che ti spinge a dare il massimo. Ma soprattutto sono molto orientata al compito e sono dedita sul lavoro. Se c’è da fare una cosa bisogna farla al meglio».
Tra le cose da fare al meglio c’è la Final Four di Eurolega.
«Possiamo presentarci per dare il massimo, ma godendoci attimo dopo attimo. La Final Four non è solo basket, è un evento. Non facciamoci prendere dall’ansia del risultato, pur provandoci con tutte le nostre forze».
E poi ci saranno gli Europei con la Nazionale.
«Lì invece dobbiamo cercare a ogni costo il risultato. Il sogno di una vita è l’Olimpiade, anche se sarà nella vicina Parigi (sorride, ndr)».
Perché le nazionali giovanili vincono e da senior non riesce?
«Perché le giovani italiani poi spesso non vengono valorizzate nel campionato italiano. Io a livello giovanile non ho vinto, ma a San Martino di Lupari ho avuto la possibilità di crescere, maturare esperienze. Dovrebbe esserci più collegamento nel passaggio all’attività senior».
Papà Randolph, asso ex Nba di Treviso e Verona, c’è stato poco. Jasmine quando deve a mamma?
«Moltissimo, non dico tutto perché qualcosa ho messo anch’io. Però Mamma Stefania, per tutti Mamix, mi ha sempre spronato, spinto a uscire dalla comfort zone, ha cercato di farmi battere l’innata pigrizia. Io ho anche lasciato un anno il basket per il volley, non sono mai stata sicura delle mie capacità. Mamma invece mi stimolava a provarci. Papà c’è stato un anno e mezzo, poi ogni tanto passava. Non abbiamo recuperato il rapporto perché non c’era nulla da recuperare. Ma io non ho nulla da recriminare perché mamix faceva per tre ogni giorno».
La stagione della maturità in campo. È scattato qualcosa?
«È stato un percorso. I primi due anni a Schio sono stati molto difficili: ambiente radicalmente diverso, ruolo diverso, dovevo capire».
Esiste l’amicizia nel basket femminile?
«Esiste e io ci credo, tanto. La prima che mi viene in mente è Olbis Andre. Non siamo più compagne di squadra, ma ci sentiamo e a me basta. L’amicizia non è telefonarsi ogni giorno, ma quando ci si ritrova sentire che tutto è come prima». Il rapporto con i social e la fama? «Piano, la mia fama è dovuta a un solo video pubblicato su TikTok che non farò rivedere e ha avuto 57,2 milioni di visualizzazioni. Da lì i 350mila followers. Su Instagram ogni tanto pubblico una storia, mi piace di più Twitch perché sei a contatto con chi conosci».
Pensa al futuro?
«Un po’ di più rispetto al nulla di prima. Io vivo molto il momento, ma sto lavorando molto su me stessa, mi preparo perché il basket è a tempo. Mi piacerebbe studiare, magari all’estero. Ne parlo anche con il mio ragazzo, un ex calciatore, Si chiama Eugenio ma per tutti è Benjo».
E lei non ce l’ha un soprannome?
«Jasi, ma ora mi piace il nick su Instagram, “Barretta” da barretta special keys. L’ho recuperato dai ricordi delle medie, ero nel banco con Nicola e Matteo, miei cari amici. Ce ne facevamo di tutti i colori e loro storpiavano il mio cognome che nessuno pronunciava bene. Da O’Keys ad appunto barretta special K. Ricordo il primo giorno delle medie, unica nera a scuola. Forse non ho mai vissuto episodi di razzismo perché sono sempre stata io la prima a ironizzarci sopra. Con l’ironia puoi battere i pregiudizi».