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La storia di Livorno e gli ottomila in Serie B

CIAMILLO

Nel piccolo mondo del basket italiano che poi così piccolo non è. Terreno fertile c’è, ma bisogna concimare, seminare e annaffiare partendo dalla conoscenza del terreno stesso

La storia della settimana nel piccolo mondo del basket italiano ci narra di un mondo che poi così piccolo non è. Ci dice che terreno fertile c’è, ma bisogna concimare, seminare e annaffiare partendo dalla conoscenza del terreno stesso, che in Italia non è mai uguale a un altro. Così allora investire per le aziende potrebbe essere più facile. La storia della settimana è un derby di Serie B, a Livorno. Che ha indotto 8.000 anime fiammeggianti a colmare uno degli impianti più grandi del Paese per una partita di Serie B, terza categoria cioé. Diteci in quanti posti succede nel calcio. Si dirà che Livorno è un mondo a parte, in fondo Libertas 1947 e Pielle sono emanazione (alla lontana) della rivalità in A negli Anni 80. E che questa rivalità ha peso chiave nella mobilitazione delle folle. Ma il pubblico devi comunque convincerlo ad aprire il portafogli. Occorrono società strutturate, con idee.

La Libertas, che ha vinto 72-56 e ora ha il confronto diretto favorevole - sono prima e seconda nel girone - ha svoltato con il gm Dino Seghetti-uomo di sport e non solo basket (è stato giocatore di rugby, poi arbitro di basket con oltre 500 gare in A, direzione del settore). Per esempio con il coinvolgimento delle società giovanili del territorio non solo cittadino, scelta di giocatori anche veterani con Livorno in qualche modo nel sangue, atleti che partecipino alla vita sociale. Così magari si riesce a portare molti spettatori anche alla gara con Oleggio. E dall’altra parte la Pielle ha magari più mezzi al momento. Poi è ovvio, se adesso a Livorno si parla soprattutto di basket è anche grazie alla rivalità diretta, da unico vero derby cittadino in Italia e ci scusi Bologna, ché la differenza tra le due di Basket City ora è troppa. A Livorno esistono altre realtà sotto canestro, Don Bosco con i giovani, Us Livorno, Invictus e certo ne dimentichiamo. Non resta che fare fronte comune nel rispetto delle diversità e della rivalità che ovunque in Toscana assume il connotato di valore. Il punto per chi guarda da fuori è comunque un altro. Se il basket italiano ha terreno fertile, questo andrebbe coltivato non solo da chi è sul posto, perché il basket è uno e di tutti. La sfida è comunicare i mille volti di un movimento e supportarlo non soltanto al vertice, da parte di chi può.

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