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Le Sardine a Bologna: "Siamo 40 mila, ma non faremo un partito"

Le Sardine a Bologna: "Siamo 40 mila, ma non faremo un partito" Getty Images

Grande mobilitazione del movimento di Santori in vista delle elezioni in Emilia Romagna: "Nessuna smobilitazione in caso di sconfitta del centro-sinistra"

BOLOGNA - Le Sardine tornano a casa, in mare aperto, a Bologna. Mattia Santori e compagni vincono l'ennesima scommessa - piazza VIII Agosto è "strapiena. Siamo 40 mila ed abbiamo già vinto" - ma, anche se si dicono contentissimi e prendono tempo sul futuro, sanno per primi che la vera partita si gioca domenica prossima. In piazza, tra i militanti, il sentimento è duplice. "Qualcuno ha visto le Sardine cremonesi?", si sente urlare. Sembra uno scherzo, ma arriva una risposta seria. "Sono quelle con il violino e il pentagramma, laggiù". I gruppi si cercano. Da Acireale a Pavia, in piazza, prima che il concertone inizi, ci si scambiano consigli organizzativi: "Voi avete ottenuto la certificazione del gruppo Facebook?". Quando arriva Santori nel backstage in tanti lo chiamano: "Sei la nostra speranza, il leader", gli dice una sardina arrivata dalla Lombardia. "Non esageriamo, io vorrei anche tornare alla mia vita". Sarà vero? Poco più tardi il leader delle Sardine si concede alle domande dei giornalisti (sono oltre 220 quelli accreditati). "Sartori lei...". "Mi chiamo Santori, non farò mai politica, sbagliate sempre il mio nome", scherza.

Le Sardine non sono un partito

In realtà, è tutta politica quella che viene dopo: "Non ce lo aspettavamo - ammette - ma per tante persone siamo la vera alternativa al sovranismo e al populismo di destra. Questo non era previsto. Quello che sta avvenendo è che c'è qualcosa di fisico, inoppugnabile". In piazza, intanto, per gli organizzatori ci sono "oltre 40mila persone". L'obiettivo, politico appunto, è dichiarato: "Si può arrivare da una piccola piazza a cambiare l'esito delle elezioni. Il punto di svolta non è oggi, ma tra una settimana, se saremo nello squadrismo digitale o se invece ci sarà un segnale di speranza. Se ci sarà un risultato favorevole tra una settimana questo diventerà un esempio in Italia e non solo, anche in Europa". Il 26 gennaio, giorno delle elezioni regionali in Emilia Romagna, sarà quindi "un crocevia". Nessuna smobilitazione in caso di sconfitta del centrosinistra e di Stefano Bonaccini, sia chiaro. Ma un percorso verso "una struttura". A febbraio partirà un tour nei territori per conoscere i gruppi da nord a sud, poi l'ufficializzazione dei gruppi Facebook. Il 7 e 8 marzo (ma le date potrebbero cambiare) il 'congresso', in un luogo "fortemente simbolico". Nessuno parli di "partito", però, ci tengono a precisare.

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